I gestori delle stazioni di servizio in tutta Italia sono pronti a incrociare nuovamente le braccia. Come già accaduto nel corso del lockdown della scorsa primavera, quando la percentuale di veicoli circolanti era a dir poco crollata, i benzinai indicono uno sciopero per protestare contro la scelta del Governo di escludere la loro categoria da quelle che possono presentare domanda per i vari decreti Ristoro emanati sinora.

“La decisione si è resa necessaria in conseguenza della inspiegabile indisponibilità del Governo ad inserire le piccole e piccolissime imprese di gestione a cui sono affidati gli impianti, nel novero delle categorie che beneficiano dei provvedimenti di sostegno inseriti nei diversi Decreti Ristori”, sottolineano in una nota stampa Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio (le organizzazioni di categoria).

Per questo motivo, i rappresentanti di categoria hanno decretato uno sciopero di oltre due giorni, dalla serata di lunedì 14 dicembre alla mattinata di giovedì 17 dicembre. La serrata riguarderà sia i benzinai della rete ordinaria, sia le stazioni di servizio della rete autostradale. Un vero e proprio sciopero generale, insomma, che potrebbe creare non poche difficoltà a tutte quelle persone che intendono spostarsi pochi giorni prima dell’entrata in vigore dello stop decretato dal Governo (l’ultimo DPCM, infatti, prevede che non ci si possa più spostare di regione a partire dal 21 dicembre prossimo).

“La distribuzione carburanti è classificata come servizio pubblico essenziale, dovendo garantire, pur nelle attuali come già nelle passate circostanze emergenziali, la continuità e regolarità dell’attività, nell’interesse della collettività – sottolineano Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio. Ne consegue che i gestori, oltre a subire contrazioni drammatiche del proprio fatturato per effetto delle restrizioni alla mobilità e del coprifuoco notturno, non hanno alcuna possibilità di contenere i notevoli costi fissi necessari a mantenere l’attività di distribuzione a disposizione del pubblico”.

Se l’Esecutivo non dovesse accogliere le richieste, le conseguenze per l’intera categoria dei gestori di stazioni di servizio potrebbero essere gravissime, sia a livello economico sia a livello lavorativo. “Fatti che preludono all’ormai prossimo progressivo fallimento delle piccole imprese di gestione – si legge nella nota delle associazioni di categoria – con riflessi drammatici sui livelli occupazionali del settore che dà lavoro a quasi 100 mila persone”.

A cura di Renato Lolli – Foto Ansa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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