E’ stata una bella finale di Champions quella tra Bayern Monaco e PSG, con i tedeschi che fanno sei ed i francesi che se ne tornano in riva alla Senna con le pive nel sacco, per l’ennesimo assalto fallito alla Coppa più ambita.

Vince il Bayern dunque, un’incontro equilibrato e aperto sino al triplice fischio di Orsato, che manda i tedeschi in visibilio e fa scorrere lacrime in terra di Francia, anche se sulla Torre Eiffel resta il tricolore bleu a sventolare.

Di occasioni ne abbiamo viste, di belle giocate pure, così come errori ed un po’ di nervosismo, ma era una finale, anzi, LA FINALE, e comprensibilmente ci sta di tutto, con i rossi più organizzati, più squadra, mentre i bleu vanno più di individualità, cercando di sfruttare negli spazi la velocità di Mbappè e le giocate di Neymar, che però hanno trovato di fronte a loro quel monumento di nome Neuer, uno che fa il portiere usando anche i piedi, e non solo per lanciare i compagni.

E’ stata la serata di kinglsley Coman, cresciuto nel PSG e diventato l’uomo Champions, passato per la Juve, ma giusto per essere considerato null’altro che la solita plusvalenza, e cresciuto a Monaco; ma è stata la serata di un Bayern che ha vinto l’undicesima partita di Coppa consecutiva, come mai riuscito ad altri, e che dopo la sosta per Coronavirus ha trovato una marcia inarrestabile.

Merito di quel signor Flick, per anni secondo in Nazionale di Low, già calciatore nel Bayern, bravo a prendere in mano una formazione quarta in campionato ed a portarla all’ennesimo titolo, oltre che alla conquista della sesta Champions della storia dei bavaresi; doveva essere solo di passaggio, Hans, anzi Hansi come si fa chiamare da tutti, calciatori compresi, ed invece sarà sulla panca dei rossi almeno sino al 2023, cosa che merita, perché per essere un grande allenatore servono idee e capacità, ma anche doti umane, perché gli schemi vengono sempre dopo le persone, checchè ne pensino i “maestri” di calcio.
Il Bayern ha vinto e quindi va elogiato, ma va elogiato anche il PSG, che si è arreso ad una formazione fortissima, comunque messa più volte in difficoltà e se la finale è stata incerta sino alla fine è proprio perché i francesi non saranno, non ancora almeno, vincenti, ma non neppure così distanti dall’esserlo; a volte sono piccoli dettagli a decidere tra vittoria e sconfitta e questi dettagli non sempre girano a favore, è comunque innegabile che a Parigi siano cresciuti e la prossima potrebbe essere la volta buona.

Due cose prima di chiudere, ovvero un bravo all’arbitro Orsato, che ha diretto con polso una gara difficile, dove i falli sono stati tanti, come i cartellini gialli; l’arbitro di Schio ha comunque tenuto in pugno la gara, senza che degenerasse nonostante l’altissima posta in palio.

La seconda osservazione è legata alla formula di questa finale a otto, gara secca e via, risultata spettacolare e vincente, peccato solo mancasse il pubblico, componente indispensabile specie in queste occasioni; visti i tempi serviva una formula snella e veloce, cosa che ha dato un bell’impulso alla Champions e che potrebbe essere adottata anche in quello che ci auguriamo essere un futuro più di calcio che di Covid.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Getty Images

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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