All’inizio degli anni Settanta il genere musicale stava per cambiare, il Soul degli anni Sessanta che aveva reminiscenze con con il genere Gospel, in un batter d’occhio cambio nei ritmi, questi ritmi si fecero più Disco, più Funky, in sostanza più ballabile. Le persone si volevano divertire ballare sui nuovi ritmi.

Già alla fine degli anni Sessanta, si era nel 1966 / ’67, ’68, vi furono musicisti e arrangiatori che lavoravano per proporre e come si vuol dire sfornare il nuovo prodotto, questo prodotto non era altro che un genere musicale, chiamato Disco music, portò la gente lungo un viaggio “intergalattico nel cosmo musicale”, che durò 10 anni, dal 1970 al 1980.

Non fu veramente facile per la Disco music emergere, il problema erano i Mass Media di allora, perché non gradivano sia lo stile, e il ritmo, a loro dire troppo gonfiato e ingrandito esageratamente, ecco che cosa pensavano i Mass media, come che i cantanti e i musicisti fossero tutti scadenti, e il primo ad andarci di mezzo fu un giovane musicista, di nome Barry White, The King come venne soprannominato da una parte della critica musicale.
Effettivamente non tutti i critici musicali che scrivevano sui giornali (quotidiani) o sulle riviste di musica specislizzate, erano concordi che il genere della Discomusic e dei suoi protagonisti, fosse veramente scarsa, di poco valore musicale, compresi i tanti musicisti che la suonavano e la cantavano, uno di questi era un giovane musicista e direttore d’orchestra, Barry White.

Barry White è stato un artista degli anni Settanta straordinario, perché dico questo, perché in quel periodo gli stili di musica cambiarono.
Quel genere per intenderci che negli anni Sessanta aveva redicato, non era altro che la musica Soul, lo stile era prevalentemente con un’accento canoro specialmente nel Background, cioè il sottofondo vocale fatto da trii femminili che accompagnavano il cantante, questo Soul aveva le reminiscenze della musica Gospel.

I cantanti, ottimi artisti e gruppi, specialmente femminili che si esibivano con celebri canzoni che hanno fatto epoca nella canzone internazionale e che poi ha portato alla ribalta tanti gruppi, come le Supremes, formato da tre ragazze.
Originariamente fondato nel 1959 con il nome The Primettes a Detroit, nello Stato del Michigan, il trio aveva un repertorio che includeva musica Doo-Wap, Soul, Broadway e Disco. Furono il gruppo di maggior successo commerciale della Motown, la label fondata a Detroit la città dell’automobile dal produttore Barry Gordy, fu chiamata così in onore della città, infatti Motown, significa la città dei motori, con dodici singoli venduti, le Supremes si aggiudicarono la vendita maggiore e la vetta nella classifica Billboard Hot 100, in quel lontano anni Sessanta. La maggior parte dei loro successi furono scritti dal principale Team produttivo della label Motown Records, Holland-Dozier – Laboriel Dozier. Le Supremes nel 1959 furono due quindicenni, Florence Ballard e Mary Wilson, si aggiunsero la sedicenne Betty Travis e Diana Ross, quindicenne di Detroit.

Barry White iniziò la sua carriera musicale agli inizi degli anni Sessanta come membro di diversi gruppi. Quando poi alcuni dei suoi compagni di scuola fondarono nel 1960 un gruppo di R&B dal nome The Uppronts, Barry White che all’epoca aveva 16 anni, cantò da basso, esibendosi in vari club di Los Angeles. La sua passione per la musica crebbe ascoltando la collezione di musica Classica di sua madre Sadie Marie Carter attrice, apparsa nel film del 1931 dal titolo, “Trader Horn”.
L’esordio di Barry White avenne in tenera età come ho detto qualche riga sopra, in un fortunato singolo del cantate Jasse Balvin dal titolo, “Goodnight my love”, in cui Barry suonò il pianoforte.

Ma il suo primo successo arrivò nel 1963, grazie al suo coinvolgimento con l’artista Bob&Earl, nel brano “Harlem Shuffle”. In questa occasione avenne un incontro con l’arrangiatore Gene Page che nasce il 13 settembre del 1939 a Los Angeles, in California lui era un direttore d’orchestra, compositore e produttore discografico, la sua attività è stata svolta dalla metà degli anni Sessanta, fino alla metà degli anni Ottanta, in questo periodo collabora con vari artistici di Musica Soul e di Disco Music, come Barry White, i Jafferson Starschip, i Right Enous Brothers, Le Supremes e altri.

Barry White all’età di 21 anni comincia a collaborare con la label Mustang e BRONCO Records produsse vari brani tra i quali quattro singoli per la cantante Viola Wills e tre singoli per il cantante Felice Taylor, tra il 1966 / 67. Viola non raggiunse la vetta delle classifiche fino al 1979, con il brano, Gonna Get Along Without you Now, ma Barry riuscì a portare Felice Taylor nelle classifiche americane Bilboard con il brano It May Be’ Winter Outside, grande successo che verrà cantato anche dalla tre ragazze Goldean James, Linda Marie James e Diane Taylor, il trio delle Love Unlimited e nelle classifiche inglesi con un’altro brano dal titolo, I Feel Love Comin’ on cantato da Felice Taylor entrambi nel 1967, poi ripreso nell’album dal titolo, Rhapsody in White, della The Love Unlimited Orchestra del 1974.

Nel 1968 durante una sessione di registrazione per la label Motown Records, con l’arrangiatore, compositore e direttore d’orchestra Gene Page, Barry incontrò tre coriste e, trovando che fossero perfette, Barry propose a loro di lavorare insieme. Le cantanti erano le due sorelle Glodean James, Linda Marie James e la cugina Diane Taylor: Barry White le diede il nome di The Love Unlimited, L’Amore Inlimitato il gruppo nasce come risposta al trio femminile degli anni Sessanta, le Supremes.

Il Maestro disse nelle interviste per presentare il gruppo: “Il nome che gli ho dato, è perfetto per le tre coriste, si abbina bene alla loro bellezza e al loro sguardo”.

Nel 1969 cominciarono a lavorare dopo oltre due anni di prove nel 1971 avvenne il loro incontro con Russ Regan, capo della UNI Records, l’album il primo a per titolo: “From A Girl’s Point of View We Give To You…”, l’opera discografica esce nell’anno 1972, fu un grande successo e vendette decine di milioni di copie insieme al singolo: “Walking In The Rain With The One I Love”, il trio crebbe in fama della decade successiva e White sposò la prima voce, Glodean James che giunse al suo nome e cognome, il cognome del marito White.

Intanto il Maestro Barry lavorando ad alcuni demo la casa discografica gli propose di cantare egli stesso i brani composti dal Maestro, la label era la The 20Th Century Records, una sussidiaria della celebre The 20Th Century Fox Company.
Dal 1973 al 1979 Barry incise per questa label opere discografiche molto significative, alternando le produzioni con quelle della The Love Unlimited Orchestra di 40 elementi e quelle del trio femminile delle The Love Unlimited, con brani strumentali e vocali prodotti da lui stesso.
Dopo l’album d’esordio della The Love Unlimited, il trio del 1972, dal titolo: “From A Girl’s Point Of View We Give To You… “, è la volta dell’album sempre del trio femminile dal titolo: “Under The Influence Of Love del 1973, con quest’opera discografica, la prima con la nuova Label The 20Th Century Records e con l’unico brano strumentale dal titolo: “Love’s Theme, un omaggio del Maestro Barry White, alle tre splendide ragazze.

Anche questo album scalerà le classifiche internazionali, oltre al brano strumentale Love’s Theme che apre il disco, gli altri brani significativi, sono i brani cantati dal trio femminile dal titolo: “Under The Influence Of Love”, che da il titolo all’opera discografica, seguito da: “It May Be’ Winter Outside (But In My Heart It’s Spring).

Il primo album che Barry produsse a suo nome a per titolo: “I’ve Got Do Much To Give“, del 1973, qui vi sono tre hit, “I’ve Found Someone”, “I’ve Got So Much To Give” e “Standing In The Sadows Of Love”. Questo brano fu composto e portato al successo negli anni Sessanta, dai fratelli Laborier Dozier e Holland Dozier, componenti del gruppo dei For Tops, che dopo i loro scioglimento, divennero gli arrangiatori, dei cantanti della scuderia della label Motown Records.

La seconda opera fonografica a nome del maestro a per titolo: “Stone Gon'”, in questo disco vi sono due brani, dal Titolo: “Honey Please Can’t Ya See” e ” Never, Never Gonna Give Ya Up”, sia l’album che i due singoli avranno un’ottimo consenso, scalando le classifiche internazionali.
Gli altri album registrati sempre per la label The 20Th Century Records, sono: “Can’t Get Enough” del 1974, “Just Another Way To Say I Love You” del 1975, “Let The Music Play” del 1976, “Is This Whatcha Wont del 1976, “Sing For Someone You Love” del 1977, “Barry White The Man” del 1978, “I Love To Sing The Song I Sing” del 1979, questi sono gli album prodotti e pubblicati dal Maestro Barry White, per la label The 20Th Century Records.
Dagli che vanno dal 1973 al 1979 abbiamo avuto la maggiore espressività artistica del musicista losangelino.

Ma la sua vita artistica non finisce qui, ma prosegue dal 1979 all’ 81 il cantante produce altre opere discografiche, con una nuova label prodotta da lui, la Unlimited Gold Records, distribuita dall’allora CBS – Columbia oggi Sony Music, questi lavori sono importanti per l’artista, perché in questo periodo Barry afferma in un’intervista: ” I tempi sono cambiati e anche i ritmi musicali cambiano, io cerco di stare al passo con i tempi”.
Questa fase della sua vita artistica però e contrastata molto dal contratto che la Casa Discografica CBS – Columbia, aveva fatto con il musicista californiano, esso non fu pienamente soddisfatto, perché la Major gli aveva fatto un contratto miliardario in termini di dollari, ma in realtà non promuoveva adeguatamente le sue opere discografiche, a avendo poi problemi con il Presidente della Unlimited Gold Records, la label fondata da Barry White, con questa etichetta pubblica il primo disco nel 1979 che ha per titolo: “The Message Is Love”, seguono, “Sheet Music”, “Barry & Glodean”, “Beware!” e Dedicated”, ultimo per la Unlimited gold Records del 1983, questo disco Barry lo dedica a sua madre, Sadie Marie Carter.

Dopo questa esperienza Barry rimane fermo dal 1984 al 1986, nel 1987 firmò un nuovo contratto con la label A&M Records del produttore e musicista Herb Alpert e Jerry Moss, il musicista losangelino così ritorna alla ribalta della scena musicale e si presenta al suo pubblico che attribuisce ancora una volta la sua simpatia e il suo affetto, in barba alle critiche che Barry aveva ricevuto nella sua vita artistica.
Il primo a per titolo: “The Right Night“, seguono, “Barry White -The Man Is Back“, “Put me in Your Mix“, in questa sua opera discografica, Barry canta e ripropone il celebre Volare, che viene scritto dagli autori Franco Migliacci e Domenico Modugno nel febbraio 1958, con il titolo Nel Blue Dipinto di Blue e “The Icon Is Love”, l’ultimo della label A&M, del 1994.

Nel 1998 in concerto vede Barry White a New York in “Live il Central Park a New York”, con il tenore italiano Luciano Pavarotti è stato il secondo evento musicale visto da più di un miliardo di persone in mondovisione.
Un anno dopo il Maestro ritorna acciaccato da problemi di salute e fisici in sala di incisione per produrre la sua opera fonografica dal titolo Staying Power nel 1999, purtroppo sarà l’ultima sua produzione discografica regalata metaforicamente ai sui fan internazionali, perché cronicamente iperteso per diverso tempo, anche a causa del suo notevole peso Barry White, subisce un blocco renale nell’autunno del 2002 e un ictus nel 2003, che lo costringe a ritirarsi dalle scene.

(Dal libro La Disco, autori Andrea Angeli Bufalini, Giovanni Savastano, prima edizione novembre 2014. Capitolo: ” Barry White & Love Unlimited, pagg. 56. 2014 Lit Edizioni S.R.L. – Arcana – Roma 2014)
“[…] ” Barry White – The King dice: ” Non uso mai la parola “hit” per descrivere le mie canzoni.

L’espressione che adottò è: “Questa canzone piacerà al pubblico”.
Può darsi che avesse ragione lui. Ma in ogni caso, il suo brano strumentale Love’s Theme, della fine del 1973, era stato uno dei primi pezzi di Discomusic a diventare un successo da n.1 (un “hot appunto!) nella Pop Chat di Billboard”. O meglio, detto con il suo stile: la canzone, e la Discomusic, erano strapiaciute al pubblico americano e mondiale. Nel momento in cui pronunciava quelle parole per il settimanale afroamericano “Jet”, Barry White, il “King of Disco” in persona, al secolo Barry Eugene Carter, si trovava nel pieno della sua escalation, ormai icona di una Disco music imperante: era la fine del settembre del 1977 e lui era intento a terminare il mixaggio dell’imminente album (dal lunghissimo titolo, come quasi tutti gli altri della sua vastissima discografia) Barry White – Sings for Someone You Love, registrato secondo il settimanale sopracitato in Italia.

D’altronde la nostra penisola, quell’anno, era stata una seconda casa: a febbraio davanti alla ingessata platea del Festival di Sanremo, aveva eseguito, accompagnato dalla sua stessa orchestra, un’entusiasmante versione di I’m Qualifield to Satisfy you ; poi il 30 giugno, era stato ospite d’onore allo speciale tv del primo canale RAI Disco Cent’anni: 1877 – 1977, serata celebrativa del Centenario del vinile in cui aveva cantato dal vivo, come al solito sudatissimo, in completo arancione lustringato la maestosa The Let The Music Play; infine il 6 settembre, in seconda serata, era andato in onda, sulla Rete ammiraglia, un “recital” tutto suo ripreso durante la recente tournée italiana.

Una così assidua presenza suonava quasi come un enorme “thank you” al nostro pubblico che lo aveva mandato costantemente in classifica nei due anni precedenti: dal 1974 al 1976 sono ben sei i suoi singoli entrati nei Top 25 della nostra Hit Parade, due dei quali al N°10, e uno il celeberrimo You’re the first, the last, my Everything, in prima posizione. Per non parlare dei numerosissimi album: sempre nello stesso biennio, sono addirittura otto gli LP di Barry entrati nei nostri Top 10! Di questi sei nei primi 5, e due al N°1.

Nessuna meraviglia, pertanto, se già a gennaio del 1976 per il settimanale “Musica e Dischi” il nostro era in prime position nella classifica degli interpreti maschili più venduti in Italia, surclassando gente come Elton John, John Lennon e i nostri Lucio Battisti e Fabrizio De André. Tuttavia nonostante questo successo, o forse proprio per ciò, Barry White è stato uno degli artisti Disco più osteggiati o, nel miglior dei casi, trattati con più supponenza dalla critica, soprattutto italiana.

Sul nostro mensile “Music” del marzo 1981, ad esempio, poco dopo la sua seconda apparizione a Sanremo in cui, al di fuori di ogni criterio promozionale, propone il successo di ben sette anni prima you’re the first, the last, my Everything, così viene commentato il rientro sulle scene italiane del “Mestro”, dopo un periodo di calo: “Anche la critica, che non lo ha mai risparmiato, ora che lo vede così ridotto, come un re senza un regno, e disposta ad ammettere che in fondo questo Barry White non è poi tutto da buttar via e che, a suo modo, ci sa fare!”.

Una descrizione così insolente e irrispettosa non sarebbe mai stata riservata, a quei tempi, ad altri “maestri” di diversi generi musicali, dal rock al pop. Sulla Disco, però, si poteva, anzi si doveva alla prima occasione. E quale miglior bersaglio di un giovane direttore d’orchestra che osava far sposare ritmi Soul-Funky, riff di chitarre Wah – Wah e bassi pulsanti con cascate di archi e fiati tipici della musica da film? Il tutto, inoltre, suonato da un’orchestra di 40 elementi, tutti rigorosamente di pelle bianca, e tutti musicisti (tra cui un giovanissimo Kenny G) provenienti dal mondo delle colonne sonore.

Se poi il risultato veniva condito con quello strano e inusuale “thump thump” in 4 / 4 dalla cassa ritmica, tipico di ciò che si sarebbe chiamato Disco music, allora l’ostracismo era garantito[…]”.
(Il testo virgolettato è tratto dal libro dal titolo: La Disco, autori Andrea Angeli Bufalini, Giovanni Savastano, prefazione Bob Esty: Capitolo, Barry White & Love Unlimited, pagg.56 – prima edizione novembre 2014. 2014 Lit Edizioni S.r.l. Arcana, Roma).
Muore all’età di 58 il 4 luglio 2003, per un bloccò renale, presso il Cedars Sinai Medical Center di West Holywood.
Il suo peso oscillava a secondo le diete tra i 120 e i 150 chili, negli ultimi mesi di vita era salito a bel 160 chili. Fu cremato e le sue ceneri furono disperse in mare dal cantante Michael Jackson.

Barry White era stato anche uno dei doppiatori di un cartone animato dal titolo: “Coonskin, diretto da Ralph Bakshi.
Inoltre una sua biografia dal titolo: “Barry White: Love Unlimited è stata scritta insieme allo scrittore autore Marc Eliot e pubblicato bel 1999.
La sua musica e le sue canzoni fanno volare, fanno stare bene, fanno innamorare, fanno venire voglia di fare sesso.
Molte copie a Barry White gli hanno affermato che nel 1974, ascoltando il brano: ” Can’t Get Enaugh Of your Babe”, di avere messo al mondo un bimbo.

A cura di Alessandro Poletti – Foto Redazione

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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