Il castello di Bard

Bard è incassato, come un cuneo, tra due monti. Da una parte è quello che sostiene il famoso Forte (…), dall’altra parte è un altro monte ancora più alto (…). Bard è là nel mezzo. Sono una quarantina di case; tutte così unite le une alle altre che i tetti coperti di ardesie vi si toccano e vi si confondono. Se lo vedi dall’alto, ti pare di vedere un ammasso di pietre, un ‘clapey’ è percorso, a mezzo, da una via stretta, con vecchio acciottolato segnato ancora dalle ruote dei carri delle legioni romane.

Verso l’alto è una bella chiesa e un piccolo campanile. Le case sono tutte antiche e hanno portali e finestre e balconi in pietra lavorata, bellissimi”: così descriveva nel 1959 un redattore del Messager Valdôtain questo piccolo paesino di sole 140 abitanti in provincia di Aosta, a 281 metri di altitudine, uno dei due borghi della Regione ad essere annoverato tra i “Borghi più belli d’Italia”.

Il suo nome sembra derivare dal “bar” che designa una rocca, un luogo fortificato: e, ad incarnarne pienamente lo spirito e a confermarne l’attribuzione, sono sia il Forte di Bard, che le palestre di roccia presenti nel territorio.

Il Forte di Bard, che inizialmente era un castello appartenuto al visconte di Aosta, è un magnifico esempio di architettura militare; dopo il suo restauro, alcune strutture come le Opere Vittorio hanno mantenuto la loro conformazione e bellezza originale. All’interno del Forte è possibile visitare le prigioni, 24 celle di ridotte dimensioni, dove durante la guerra venivano detenuti i prigionieri nemici. Al primo piano dell’Opera Carlo Alberto è allestito dal 2006 il Museo delle Alpi, 30 stanze espositive per un totale di 1600 mq.

Il museo racconta attraverso suoni, video e ricostruzioni tridimensionali, una montagna vissuta e trasformata dalla mano dell’uomo; è suddiviso in quattro sezioni: una dedicata alla natura alpina, una alla genesi delle Alpi, un’altra al tema della civiltà alpina dall’età del bronzo alla fine dell’Ottocento, l’ultima al periodo che va dalla scoperta romantica delle Alpi fino al turismo di massa. Dal 2010 è fruibile anche il Museo del Forte, collocato nell’Opera Ferdinando superiore, oltre al Museo delle Frontiere collocato nell’Opera Ferdinando inferiore.

Oltre a quella che porta al Forte, molte sono le passeggiate da fare in questo piccolo ma estremamente suggestivo paesino dall’aria medievale, ad esempio quella che porta in località Mabec dove si trovano le “marmitte di giganti”, profonde buche con particolari forme fossili chiamate anche “Olles des Sarasins” che, secondo la leggenda, i Saraceni avrebbero scavate con l’aiuto di Satana per nascondere i beni rubati ai viandanti. Sulle alture sovrastanti il borgo ci sono due graziosi e caratteristici villaggi, raggiungibili a piedi o in auto: Albard, con le sue abitazioni di origine medievale e la cappella del XVIII sec., e Crous, poche case in pietra tra i castagni.

E se da Bard si raggiunge la strada romana di Donnas, in gran parte scavata nella roccia, da Albard, attraverso boschi di castagno e faggio, si arriva alla Tête de Cou, un rilievo panoramico sul fondovalle. Proseguendo, ci si può perdere nelle vaste terre comprese tra Gressoney-La-Trinité e Champorcher, figlie di un ambiente alpino assai eterogeneo, che si estende dal massiccio del Monte Rosa alla Rosa dei Banchi, abbracciando un fondovalle ricco di vestigia storiche e di rinomati vigneti, passando di fatto dai freschi boschi di castagni alle foreste di conifere ricche di ruscelli, dalle praterie d’alta quota ai ghiacciai e alle imponenti pareti di roccia.

Tra gli eventi degni di nota e che potrebbero diventare, perché no, occasione per una visita: la Festa della Madonna del Caravaggio, nella frazione Albard, la seconda domenica di luglio; la Festa dell’Assunta, il 15 agosto, organizzata dalla Pro Loco “Amici del Forte di Bard” che nell’arco dell’anno organizza anche altre importanti e caratteristiche rievocazioni storiche, come la capitolazione del Forte nel 1800 assediato dall’armata napoleonica, o il soggiorno di Cavour nel 1831.

Durante le tradizionali manifestazioni, negli stand preposti, ovvero nei ristoranti locali, è possibile gustare due piatti tipici della tradizione locale: le fiuor di cousse, ossia i fiori di zucca ripieni e cotti al forno, e le paste ad melia, le paste di meliga, fatte con la farina di mais, la cui coltura nella valle fu introdotta, secondo la tradizione, intorno alla metà del XVIII secolo. Se invece vi trovate nel borgo a Natale, dopo la messa di mezzanotte non perdetevi la tradizionale tazza di brodo bollente, le bœuf de Noël.

Per gli amanti del vino, molto suggestiva da percorrere a piedi tra i vigneti è la Strada dei Vigneti, tra Donnas e Pont-Saint-Martin, da cui oltre a perdersi tra le verdi vigne, si gode un panorama sull’imbocco della Valle d’Aosta e la pianura del vicino Canavese.

A cura di Sara Patron – Foto fonte Dove Viaggi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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