Non sono certo giorni felici quelli che si trascorrono in casa Milan; tra Covid-19 e problemi societari non ci si raccapezza più e se prima o poi il virus avrà il suo logico epilogo, come si può pensare finiranno invece le magagne sportive?
Da qualche anno il Diavolo è diventato il pallido fantasma di quella che è stata per venticinque anni la Società più vincente del mondo pallonaro, con i trofei che finivano immancabili nelle bacheche della sede rossonera, con i migliori calciatori al mondo che facevano la fila per approdare alla corte del Cavaliere; il tutto fino a quando il ciclo è arrivato a conclusione, cosa naturale in qualunque campo, figuriamoci nel calcio.

Certo è probabile che nessuno avesse comunque immaginato di vivere momenti così svilenti, momenti dove è comparso un “fantasma” come Li Yonghong (o non era un fantasma ma solo la caricatura di qualcun altro?) e c’è voluto l’intervento del Fondo Elliott per salvare e poi mandare avanti la “baracca”, con un giro di dirigenti e allenatori da far impallidire persino gente come Preziosi e Zamparini ….
Già, allenatori e dirigenti, assunti e fatti fuori anche nel breve spazio di qualche mese, roba che non si è neppure completata una stagione, in mezzo a spese folli per calciatori men che mediocri e scelte che, spesso, con il Milan (quello vero però) nulla avevano di che spartire. e senza contare il bilancio, talmente in rosso che persino i sonnacchiosi signori dell’UEFA hanno dovuto prendere provvedimenti, tanto da escludere il Milan da quell’Europa raggiunta dopo anni di vacche magre, mancate qualificazioni o eliminazioni quando ancora si doveva entrare nelle fasi che contano.

L’estate scorsa pareva che finalmente si fosse imboccata la strada giusta, con il ritorno in Società di due che il Milan lo avevano fatto grande sul campo, Paolo Maldini e Zvonimir Boban, mica pizza e fichi! A dire il vero, Maldini in Società c’era già rientrato, seppure da poco, ma assumere il ruolo di Direttore Tecnico voleva dire avere il timone del comando in mano, perlomeno rispetto alle decisioni tecniche, così come l’entrata di Boban, ex Dirigente UEFA, dava un’impronta marcata a quello che si riteneva dovesse essere il “nuovo” Milan.

Le decisioni del duo le abbiamo viste tutte, iniziando dalla fine del rapporto con Gennaro Gattuso, mister troppo verace e troppo abituato a dire quello che pensa in un Milan che doveva tornare a dare spettacolo, fare bel gioco, invece di rimanere ben ancorato con i piedi per terra e badare al sodo; Gattuso è uno che ha sempre badato al sodo, ma che evidentemente andava bene quando tirava la carretta e correva anche per altri (tra cui Boban e Maldini), troppo “proletario” rispetto al nuovo corso che pareva più portato ad una sfilata di moda che ad una squadra di calcio.

Per lo spettacolo, il bel gioco ed il ritorno alla vittoria veniva scelto addirittura un “professore”, quel Marco Giampaolo la cui carriera poco ha a che fare con la fama di uno che sta alle vittorie come il formaggio sulle linguine allo scoglio, ma alle volte vai a capire come si fa a confondere il giorno con la notte e volerlo far credere a tutti i costi, a tutti!

Bene, i risultati si sono visti e se non fosse stato per il ritorno di Ibra e qualche vittoria arrivata più grazie alla sorte che al merito, oggi di cosa staremmo a parlare? Di lotta per l’Europa o dell’ennesima stagione da buttare nonostante le bandiere? Ma non sarà che le bandiere è meglio continuino a restare indelebili nella mente dei tifosi per quello che hanno dato, specie quando è il solo passato a determinarne la fama e non quello dimostrato in un ruolo di cui mai hanno vestito i panni?

Maldini e Boban sono stati due grandissimi calciatori, ma da Dirigenti che cosa hanno fatto di così grande per meritare, a prescindere, cotanta fiducia? Aver giocato al pallone ai massimi livelli, significa davvero avere grandi doti e capacità in qualsivoglia ruolo nel mondo calcistico? Quanti campioni, per grandi che siano stati in campo, hanno poi dimostrato le stesse capacità su di una panchina o seduti ad una scrivania? Vero che è sempre calcio, ma dal fare lo chef a dirigere un grande albergo, come dice il proverbio, c’è di mezzo il mare, anche se ti chiami Maldini o Boban.

Così ecco servito l’ennesimo ribaltone e chissà quale sarà il risultato di stagione, perchè in mezzo al mare in tempesta del Coronavirus in casa Milan ci si ritrova sballottati anche dalla bufera societaria, di cui, sportivamente parlando, Pioli e la squadra avrebbero decidamente fatto a meno molto ma molto volentieri, perchè se vengono a mancare i riferimenti che fine fanno i poppanti senza la tata? Lo sapremo presto, così come presto vedremo cambiare le bandiere (troppo presto logore) sui pennoni, altri vessilli garrire al vento, tanto, come diceva Theodor Herzl: “Con una bandiera si può portare la gente dove si vuole”; come dargli torto?

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto fonte Lapresse

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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