Con il caso Pd-Banca d’Italia, si è tornati a parlare di istituti di credito anche se, a dirla tutta, non ne aveva voglia nessuno.

La storia è sempre la stessa e sta diventando tediosa: quando la Banca d’Italia ha dovuto gestire i problemi di Monte dei Paschi, Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Carige, Banca Etruria, Banca Marche e numerosi altri istituti più piccoli, in quasi tutti questi casi c’erano state grosse critiche in merito alla vigilanza sovrintesa dal governatore Visco, oltre alle accuse di essere stata complice degli amministratori di quegli istituti. E poi? Quali provvedimenti esemplari erano stati presi? Quali straordinari cambiamenti erano stati decisi per proteggere i cittadini? Le solite domande italiane liquidate con un sorriso e con un insabbiamento fatto quasi a regola d’arte.

Ma le lobby sono sempre intatte, al sicuro, così come coloro che risiedono nelle alte sfere del potere. Chi ha pagato e paga tuttora la cattiva gestione del sistema bancario – guarda un po’- sono i cittadini comuni, quelli che mettono da parte i risparmi di una vita intera per poi vedere i propri conti correnti svuotati, come i piccoli e medi imprenditori, che un tempo erano la spina dorsale dell’Italia.

La crisi ha svelato come molti amministratori avessero truccato i conti, diffuso informazioni false a clienti oppure autorizzato spese assurde e acquisizioni spericolate, che a volte pare fossero suggerite dalla stessa Banca d’Italia. Poi il governo ha salvato le banche, che è come salvare la nave che sta affondando fregandosene dell’epidemia di colera a bordo che sta mietendo vittime. Ma in Italia è così: i guadagni sono privati e le perdite si dividono fra tutti.

Due giorni fa, l’assurdo: il Partito Democratico ha approvato alla Camera una mozione dove si sottolineano le mancanze e gli errori commessi dalla vigilanza bancaria di Banca d’Italia negli ultimi anni, e si chiede che al posto di Visco venga nominata “una figura più idonea a garantire nuova fiducia”. E suona tanto come una mossa meramente politica, oltre ad essere una vera e propria intromissione del Parlamento in una scelta che spetta invece al presidente della Repubblica su proposta del governo.

Intanto, chi ha perso tutto è ancora lì a bocca asciutta, e chi si è tolto la vita per la crisi bancaria non solo non tornerà indietro, ma difficilmente avrà giustizia.

A cura di Silvia Pari

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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