In una gelida e nevosa giornata, il 26 febbraio 1993, uno spaventoso boato investì le Torri Gemelle del World Trade Center. Molti pensarono ad un incidente, ma ben presto si apprese che si trattava di un attentato, un nuovo tipo di terrorismo che per la prima volta investiva il territorio americano, con l’intento di far crollare una delle due torri addosso all’altra, creando un effetto distruttivo capace di uccidere fino a duecentomila persone.

La dinamica dei fatti, ricostruita dopo pazienti e laboriose indagini: un ragazzo pakistano di nome Ramzi Yusuf noleggiò un furgone insieme a Eyad Ismoil, nativo della Giordania. I due salirono sul mezzo e lo lasciarono in sosta nel parcheggio sotterraneo B-2 del World Trade Center. Alle 12.17 il furgone esplose travolgendo tutto ciò che lo circondava. Una pressione di circa 1034,1 mPa generò un cratere di 30 metri.

Ramzi Yusuf ed Eyad Ismoil piazzarono nel veicolo un ordigno artigianale (secondo l’FBI il più grande ordigno artigianale mai costruito) creato con una miscela di nitrourea e gas idrogeno dal peso di circa 680 kg. L’impianto idrico e quello energetico andarono in tilt, un black out di onde-radio interessò l’intera area di Manhattan.

Il bilancio fu drammatico, persero la vita sei persone, olte un migliaio i ricoveri in ospedale.
L’obiettivo della strage furono le Torri Gemelle, ma le strutture portanti ressero e i grattacieli restarono in piedi. Una gigantesca colonna di fumo avvolse entrambe le Torri, con detriti e nubi di polvere ovunque, le operazioni di evacuazione furono complicatissime. Centinaia di persone restarono intossicate, altrettante rimasero bloccate negli ascensori per diverse ore
in seguito all’attentato i pavimenti dovettero essere riparati per ripristinare il supporto iniziale fornito alle colonne, così come si rilevarono danni ingenti all’impianto di che forniva il servizio di refrigerazione all’intero complesso.

Per ricordare le vittime dell’attentato venne eretta qualche anno dopo una fontana di granito in World Trade Center Plaza, con incisi i nomi delle sei vittime: John DiGiovanni, William Macko, Wilfredo Mercado, Robert Kirkpatrick, Stephen Knapp e Monica Rodriguez Smith.
Durante gli attentati dell’11 settembre 2001 la fontana venne distrutta insieme alle torri gemelle, ma fu ritrovato un frammento con il nome “John”, che venne poi usato come nuova memoria in onore alle vittime dell’attacco del 2001.

articolo a cura di Franco Buttaro – Foto Getty Image

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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