In Italia non c’è nessun dubbio vi sono ottimi musicisti che sanno suonare e che dedicano la loro professione con dedizione, fatica e non praticano musica che proviene da uno altro pianeta, ma suonano la musica contemporanea.
Si sa benissimo che l’Italia in questi ventidue anni dall’inizio del nuovo secolo in fatto di musica e di canzoni non a brillato come negli anni Sessanta.
Oggi vi sono le tecnologie più moderne per ascoltare brani, vi sono siti online dove si trova ogni genere.

Ma… la gente, quando ascolta un musicista jazz italiano storce il naso, chissà perché, non è una questione di gusti ma di cultura, e Cultura la scrivo con la c maiuscola.

Tra i tanti personaggi musicali, oggi mi soffermo sul contrabbassista milanese, Attilio Zanchi.
Attilio Zanchi contrabbassista nasce a Milano nel 1953, inizia lo studio del contrabbasso nel 1978 dopo diverse esperienze effettuate nei più diversi generi musicali. Frequenta per due anni i corsi di jazz del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano sotto la guida del pianista e docente Giorgio Gaslini e per tre anni la Scuola Civica.
Nel 1979 entra a far parte dell’open Form Trio, con Piero Bassini e Gianpiero Prina con i quali collabora per diversi anni. Nel 1980 ottiene una borsa di studio presso la “University of Fine Arts di Banff nello Stato canadese e presso il “Creative Music Studio” di Woostock Stati Uniti dove perfeziona lo studio con Dave Holland ed improvvisazione con Karl Berger, George Lewis, Sam Rivers,Jimmy Giuffrè, Ed Blackwell, Lee Konitz, Kenny Wheeler, Jock de Johnette e John Abercrombie con i quali suona anche in vari concerti.

Nel 1981 Zanchi suona al Woodstock Jazz Festival con Beekida Carrol, Julius Hemphill, Ed Blackwell, Nana Vasconcellos, Collin Wallcot, Dewey Redman e Howard Johnson e con la “Woodstock Work Shop Orchestra”. Al suo ritorno in Italia entra a far parte del “Milan Jazz Quartet” ed inizia la collaborazione con il gruppo di Franco D’Andrea e Paolo Fresu con il quale collabora tutt’ora. Con questi artisti incide diverse opere discografiche, alcune delle quali premiate dalla critica musicale, come “migliori dischi dell’anno” e svolge numerose tournée in tutto il mondo suonando nei Festival Jazz più importanti, in USA, in Canada in Australia, in Africa, in Russia e in tutta Europa.

Contemporaneamente si esibisce con moltissimi celebri jazzisti americani ed europei in tour, in sessioni di registrazioni e in concerti, tra i quali Lee Konitz,Tony Scott, Sam Rivers, Joe Ferrel, Slide Hampton, Harry Sweet Edison, Mal Waldrom, Bobby Watson, Dave Liebman.
Nel corso della sua carriera ha registrato oltre 100 opere discografiche di cui sette con progetti a suo nome e a svolto più di mille concerti.

Nel 2006 inizia un nuovo progetto con il Trio Ars3 insieme a Mauro Grassi e Marco Castiglioni con i quali incide l’opera discografica Distanze.
Nel 2007 fonda il quintetto Portrait of Mingus dedicato alle musiche del grande contrabbassista Charles Mingus, il contrabbassista che ha rivoluzionato il contrabbasso moderno.

Svolge un’intensa attività didattica in tutta Italia e all’estero; è docente al Conservatorio di Napoli, Potenza, Trieste, Brescia, Vicenza, Piacenza, Milano nei corsi di specializzazione della Musica Jazz. Pubblica il metodo “Enciclopedia Comparata degli Accordi e delle Scale” in collaborazione con il pianista Franco D’Andrea, il “Corso di Educazione all’orecchio Musicale” con Roberto Cipelli, il “Metodo Pratico per l’improvvisazione” con il pianista Massimo Colombo e “Walkin’ Bass”.
Ha scritto e coordinato la sezione Teoria e Armonie di un corso multimediale edito dalla collana CPM.

Produce l’opera discografica Ravel’s Wolz. In un’intervista a Vittorio Formentini sul sito oneline mescolina.it, Pensieri Liberi e Creativi, Attilio Zanchi dice: “[…] Attilio Zanchi ha scelto questo titolo per la sua affascinante fatica. Il ben noto musicista milanese precisa infatti, nelle note del CD audio, di essersi ispirato a quegli artisti che per qualche motivo ha apprezzato e a quali ha dedicato le composizioni in questione. Ma a nostro avviso c’è un elemento aggiuntivo alla predilezione riconosciuta: l’assimilazione. Con questo termine non si intende affatto una banale attitudine alla replica o all’arredamento, bensì un processo creativo che dà alla luce un qualcosa di nuovo capitalizzando un patrimonio di cultura (cultura, non erudizione) come fondamento di un edificio personale, il tutto nella miglior tradizione avviate dal celebre autore del Bolero.

Già la title Track, eseguita magistralmente con la formazione de il Paolo Fresu Quintet, documenta questa caratteristica; da alcuni cenni iniziali ripresi dall’artista francese si evolve con frasi e modulazioni sinuose, raffinate e precise, dando al linguaggio una nobiltà di contenuto e non so di forma.
Stesso discorso per Ave Maria / L’enigma di Verdi, suonati con l’ensamble di Tommaso Storace; “l’Anomalia” armonica della scala usata dal genio di Busseto è conservata sia dal primo pezzo, in cui l’esecuzione è fedele alla pagina originale, che nel secondo dove invece il gruppo fa a modo suo.

Illuminante è l’affetto, a riprova di come una stessa matrice possa dare luogo a risultati completamente differenti sia nello spazio che nel tempo. Il senso del tempo porta ovviamente al ritmo, dimensione congeniale per un contrabbassista come Attilio. Qui i passaggi di rilievo sono Chorionando, proposto con l’intervento degli amici dell’area e basato sul “Choro” brasiliano, molto spostato sull’accento ritmico più sui ceselli armonici di altra musica carioca. Divertente ed elegante, con un passaggio del basso molto agile e flessibile, facilitato forse dalla semplicità dell’ardito di base. L’influenza della musica latina è un ingrediente importante di questo lavoro, a testimonianza dei molteplici interessi di Zanchi e della sua già ricordata capacità di assimilazione.

Neruda, eseguita con l’Inside Jazz Quartet è uno splendido Max de Aloe alla fisarmonica, è uno scampolo di tango melanconico virato a una sensibilità mediterranea delle curve melodiche del musicista Tracanna, il sassofonista e il pianista Colombo. La melodia appunto è un’altra dimensione che Attilio sviluppa con molta sensibilità, smentendo il luogo comune che le composizioni dei bassisti siano principalmente astratte, compatte e / o orientate principalmente al ritmo. Astor, dedicato a Piazzolla, è proposto sempre con il quintetto di Paolo Fresu con gentilezze e sentimento scanditi appunto dalla linea del canto sottolineata dal contrappunto tra Fresu, Cipelli e Zanchi e sostenuta dal delicato spazzolato di Fioravanti. Un gioco di luci e ombre dai contrasti tenui, sobrio e composto ma sicuro e coinvolgente. Altri episodi interessanti dal punto di vista melodico sono Hermeto, con l’armonica di Aloe e ancora l’Inside Jazz Quartet, che propone una composizione armonizzata estemporaneamente, come più prosaicamente facciamo noi quando ci inventiamo una linea cantata davanti allo specchio, e Instinctively, brano basato su tre note girate e rivoltate che resta on sospensione e che capitalizza al massimo l’essenziale del “tema” base.

In quest’ultimo brano interviene la dimensione della voce grazie alla partecipazione di Barbara Balzan e del suo quartetto, che ricorre anche in Secret Whisper, composizione elegante della croner elvetica che ben si amalgama con l’elastica del sound di Attilio conferendo delicato senso swing e di vivacità. Un lavoro fruibile, che non si consuma rapidamente e che testimonia come anche un certo “mainstream” abbia ancora molto da dire, giocando la sua attualità nella chiarezza delle idee e nella conseguente capacità di arrivare a segno”.

(IL testo virgolettato è tratto da mescalina.it musica / recensioni. Attilio Zanchi Ravel’s Waltz di Vittorio Formenti, 06/10/2015).
Attilio Zanchi inoltre pubblica un libro dal titolo “Inside The Standards” edito dalla Casa Editrice Volontè & Cò, che raccoglie dieci standard jazz, analizzati sotto vari aspetti in un percorso di apprendimento graduale”.
“Direi più didattica; ho cercato di offrire una panoramica sulle strutture più utilizzate nel Jazz inserendo varie forme di Blues, compreso il Blues Minore, la forma derivata da “I Got Rhythm”, standard in varie tonalità anche minori ed anche “Insensatez”, una Bossa Nova di Jobim.
“Il repertorio di un jazzista deve essere quanto mai vasto e al jazzista sono richieste anche ottime tecniche di trasporto e lettura a prima vista.

Cosa consiglierebbe a chi è alle prime armi, si avvicina al mondo degli standard?
Zanchi: “il repertorio è veramente vasto e copre ora mai più di cento anni di brani. Consiglio di iniziare studiando una parte degli standard più rappresentativi ma anche di approfondire gli autori moderni che interessano e stuzzicano di più il gusto personale senza tralasciare le esecuzioni di grandi maestri quali D. Ellington, C. Mingus, C.Parker,J. Coltrane, B. Evans”.

Nel manuale lei per ogni brano segna, di fatto, un percorso, dice di essere quello migliore per affrontare lo studio di uno standard. Questo metodo come l’ha sviluppato?
Zanchi: “Il percorso che suggerisco l’ho perfezionato nell’arco di trent’anni di docenza. All’inizio ero più concentrato sullo studio della didattica dello strumento. Il contrabbasso ed il basso elettrico. Quando ho approfondito gli studi teorici ed armonici e negli ultimi 15 anni ho elaborato studi specifici sull’improvvisazione e sulla musica d’insieme. Tutti questi mie percorsi di studio lì ho poi documentati scrivendo vari metodi”.

Questo un manualetto sul campo. Come ha scelto il percorso da inserire in queste pagine? È partito dalle richieste degli allievi raccolte oppure ha immaginato un percorso didattico specifico?
Zanchi: “Il manuale si è proprio sviluppato sul campo. Nel preparare le partiture da far suonare nelle mie classi di Musica d’insieme ho voluto aggiungere anche degli studi preliminari basati sull’analisi armonica delle strutture dei brani, esercizi con gli arpeggi e con le scale degli accordi collegandoli fra loro. Per completare lo studio ho selezionato e trascritto degli assoli di musicisti significativi. La scelta dei brani da inserire nel mestato dettata dettata dall’idea di fare un percorso progressivo. Durante le lezioni ho tenuto conto anche dei suggerimenti degli allievi che mi portavano brani di autori contemporanei interessanti e che poi studiavamo insieme”.
(IL testo virgolettato è tratto dal sito oneline accordo.it, intervista ad Attilio Zanchi: “Attilio Zanchi: “Inside the Standards”, Redazione di accordo.it del 07/01/2021 ore 15:00).

A cura di Alessandro Poletti – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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