Come è accaduto per molte imprese italiane partite dal nulla durante i conflitti mondiali divenute grandi nel mondo, anche la storia della casa editrice Mondadori è strettamente legata alla figura di un uomo, Arnoldo Mondadori (nato il 2 novembre 1889), il suo fondatore, che agli inizi del XX secolo iniziò la sua carriera di giovane stampatore, per poi mettere in piedi, passo dopo passo, l’impero editoriale che la sua omonima azienda è divenuta nel tempo con un progredirsi veloce.

All’Istituto italiano di Cultura di New York, il 22 Ottobre, si sono ripercorse le tappe della sua affascinante storia, frammentata dagli episodi che hanno sconvolto il ‘900, insieme a Mariarosa Bricchi della Fondazione Alberto e Arnoldo Mondadori e ad Antonio Riccardi, direttore letterario dell’azienda.

“Negli anni ‘20 e ‘30 Mondadori ha posto le basi della storia dell’editoria italiana fino alla seconda metà del secolo – ha detto Bricchi – contribuendo a ridurre l’analfabetismo italiano al 27%”. La sua scommessa fu proprio quella di avviare un processo di letteralizzazione popolare in un’Italia ancora rurale, poco scolarizzata, dove chi non sapeva leggere né scrive costituiva un’ampia fetta della società. Per questo iniziò col formare un nuovo ordine di lettori, tramite club del libro, opere di promozione e di distribuzione prima di riviste, poi di libri di ogni genere, caratterizzandosi così per la sua impronta generalista.

“Se gli altri editori cercavano di confezionare le edizioni delle opere che pubblicavano pensando a un pubblico preselezionato – ha spiegato Riccardi – Mondadori ha voluto da subito allargare la fetta di lettori senza costringerli a leggere nulla di prestabilito, piuttosto puntando a rendere qualunque letteratura diffusa e popolare”.

Dalle sue origini l’azienda fu stabilita a Milano, inizialmente interessata alla pubblicazione di riviste quali Tempo, Confidenze, Cosmopolitan, Casa Viva, Micky Mouse e concentrata sulla distribuzione della letteratura nostrana. Nei primi anni ‘30 cominciò a sentirsi la necessità di ampliare il raggio, aprendosi alla letteratura internazionale. La vera grande intuizione furono le pubblicazioni in serie, con l’exploit dei celeberrimi Oscar Mondadori e delle collezioni di libri gialli.

“Gli Oscar erano libri a uscita settimanale dal costo ridottissimo, sole 3,5 lire”, ha raccontato Bricchi. Con l’avvento del fascismo, Mondadori cavalcò l’onda, iscrivendosi al partito dal quale seppe trarre favori e vantaggi, portando la sua azienda ad essere la prima impresa editoriale in Italia, fino a quando morì nel ‘71.

“Vorrei che sotto ogni campanile ci fosse un posto dove comprare dei libri” – sosteneva Mondadori, e Riccardi ha spiegato come ciò si traducesse nel suo sogno di aprire un negozio di libri in ogni villaggio, in ogni piccolo frammento d’Italia lasciato a se stesso. Da quei giorni lontani, oggi la Mondadori è divenuta un’azienda leader non solo in Italia, dove deteniene il primato delle vendite, ma anche all’estero, aprendo sedi e partnership in tutto il mondo.

Arnoldo Mondadori ancora oggi, rimane quell’imprenditore integerrimo che ha saputo non solo allargare la famiglia italiana nel sodalizio della cultura, ma ha straordinariamente anticipato i concetti elementari della carta stampata, del libro per dare progressione a una delle malattie più diffuse la depressione, in qualche modo è stato uno psicologo di molti autori/lettori, dispiegando gli stampati come momento di autostima e relax.

Carlo Costantini editore

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Repertorio storico Mondadori

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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