ANDROIDE
E se riuscissimo a catturare la nostra coscienza e farla rivivere in un altro corpo? E se magari questo corpo fosse fatto di ferro e circuiti? Potremmo vivere per sempre e forse avremmo scoperto la ricetta dell’ immortalità. Potrebbe essere questo, quindi, quello che ci aspetterà dopo la morte? Un film che ha trattato, in maniera molto interessante, questo tema si chiama Humanandroid, scritto e diretto dal regista sudafricano Neil Blomkamp. Il film parla di un androide un po’ speciale che grazie a una coscienza sintetica innestata nel suo cervello elettronico riesce a pensare e a provare emozioni. Il suo creatore, che ha realizzato in sequenza una serie di robot chiamati scout per aiutare le forze di polizia umane, riesce a fare una scoperta sensazionale. In una chiavetta usb, questo scienziato trova il modo di scaricare una coscienza artificiale che regala la vita ad uno del suo androide, chiamato Chappie. Come un bambino che si affaccia per la prima volta nel mondo, questo humanandroid, verrà influenzato da chi lo circonda, sia nel bene che nel male. Una volta capita la differenza tra vita e morte, però, Chappie si attaccherà proprio come un umano alla vita, facendo di tutto per non morire e lasciare i suoi amici, per il secondo mondo, ovvero il Paradiso. Per risolvere il problema della batteria che si sta inesorabilmente esaurendo e che a breve lo spegnerà, togliendogli la vita, Chappie decide di correre ai ripari scaricando tecnologicamente, proprio come il suo creatore, non solo la sua anima, ma anche quella di altri esseri umani, in modo da poterla trasferire in altri robot, e non farla morire mai. Riuscire a creare un androide che non obbedisca a degli impulsi esterni ma decida liberamente cosa sia giusto e sbagliato, potrebbe affascinare ma anche inorridire. Riuscire a trasferire l’ anima umana in altri corpi meccanici, però, potrebbe essere altrettanto pericoloso. Così come un robot dotato di libero arbitrio, potrebbe fare del male a noi umani, anche il cervello di un uomo all’ interno di corpo forte e praticamente indistruttibile come quello di un robot, potrebbe generare un mostro altrettanto spaventoso. Se mettiamo insieme l’ invulnerabilità dei robot con le mille sfaccettature del cervello e dell’ animo umano, potremmo arrivare a generare un Frankestein 2.0. Viviamo in un epoca in cui la tecnologia domina ogni nostra mossa e ci dice spesso cosa e come fare determinate cose. Molti di noi si chiedono quale sia il limite da non oltrepassare. Stiamo sfidando troppo madre natura? Può un uomo creare un intelligenza artificiale superiore alla sua? I robot prenderanno il nostro posto sulla terra? Non so se quello che è stato raccontato in questo film possa, un giorno, divenire realtà, ma se accadrà dovremo prepararci al peggio. Se continueremo a farci travolgere da questa ondata incontrollata di tecnologia, rischieremo di rimanerne sepolti. L’ unica via per salvarci è quella di restare, il più possibile, ancorati alla realtà. Ricordarci di essere mortali in un mondo sempre più immortale e digitalizzato, e l’ unico modo per salvarci dall’ autodistruzione.

Editorialista Nicola Luccarelli – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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