Fin dalla notte dei tempi, la Romagna ha sfornato talenti in tutti i campi. Sport, cinema, teatro e comicità; soprattutto comicità. La terra del sole, del mare, del buon vino e del buon cibo è anche terra di burloni, di “pataca” insomma. Uno dei patacca (sempre in senso buono), è Andrea Vasumi (classe 1971), da Forlì. Comico, cabarettista, ma soprattutto un bravo monologhista che a Riccione questo week end, farà divertire il pubblico, con le sue battute a raffica. Scopriamo questo romagnolo e come è arrivato a costruirsi un nome in questo mondo.

Chi è Andrea Vasumi? Come è nato il Vasumi comico?

“E’ successo tutto a scuola, ed essendo romagnolo non potevano mancare le vacanze nei campeggi. Qui partivano delle sfide alla Sai l’ ultima, Corrida e Stasera mi butto, e io raccontavo delle barzellette, facevo delle imitazioni e la gente rideva e a me piaceva farli ridere. Così, quando sono diventato un po’ più grande, esattamente nel periodo del servizio civile, ho avuto modo di incontrare dei comici affermati che mi hanno consigliato di continuare questa carriera, dicendomi di scrivermi, da solo, le battute. Ci ho provato e, fino a questo momento, sembra che le cose stiano andando bene”.

Andrea, è più difficile la creazione di un personaggio o l’ elaborazione di un monologo?

“Io non ho mai fatto personaggi. L’ unico che ho interpretato è stato la parodia di Dylan Dog per Mtv, qualche anno fa. A me viene più facile scrivere i miei monologhi ed essere me stesso sul palcoscenico, usare la mia persona. Per creare un personaggio, devi studiare bene, caratterizzarlo nel modo giusto. Ci vogliono delle scuole apposta che io non ho frequentato, perché ho trovato più semplice portare in scena il mio lavoro”.

Non è poi così tanto semplice nemmeno scrivere dei monologhi interessanti, o sbaglio?

“Al giorno d’ oggi non è semplice essere originali, perché nella comicità si è detto tutto o quasi tutto e perciò bisogna trovare il modo per dire le cose nella maniera più simpatica e originale possibile e soprattutto, capire bene che tipo di pubblico hai davanti. Io preferisco sempre che le persone che vengono a vedere i miei spettacoli si divertano per quell’ora, non pensino a niente, ai problemi e alle bollette da pagare. La mia comicità è leggera non come la satira, ma chissà, un giorno magari, anche io proverò a scrivere qualcosa di più impegnato (ride n.d.r)”.

C’è una predisposizione per il romagnolo a far ridere più di altri? Aiuta essere romagnolo?

“Negli ultimi tempi, con l’ arrivo di molti comici romagnoli come Giacobazzi, Cevoli che sono amici, ed essendo anche io romagnolo, molti pensavano che avrei ripreso e imitato, in un certo senso, gli altri comici, ma non è stato proprio così. Giacobazzi, ad esempio, ha iniziato a fare il personaggio del poeta e viticoltore e poi ha virato, in maniera eccezionale, sul monologo, mentre io ho sempre fatto monologhi. La nostra parlata può aiutare perchè è molto particolare e simpatica e poi viene riconosciuta ovunque, quindi anche per quello abbiamo una marcia in più”.

Come è andata a Zelig? Che ricordi hai?

“Ho partecipato a Zelig nel 2003, quando il programma presentato da Bisio e la Hunziker stava per esplodere e faceva uno share di 4 milioni di spettatori in seconda serata. Successivamente, però, ho perso un po’ la gioia di farlo, perché le tensioni dovute all’ esplosione di quella trasmissione, erano diventate troppe. A me piaceva di più esibirmi dal vivo piuttosto che in tv, anche perché i tempi della televisione sono stretti, mentre quelli di uno spettacolo dal vivo, sono molto più dilatati, puoi giocare con la gente, avere una risposta immediata con loro,senza dover guardare l’ orologio. Secondo me, rispetto a 7 anni fa, questo tipo di programmi non danno più tanta visibilità, comunque Zelig è stata un’ esperienza positiva che rifarei e che avrei voluto fare più spesso, ma alla fine, la mia dimensione, in cui mi trovo meglio, è il live”.

Andrea, se non avessi fatto il comico, quale strada avresti intrapreso?

“Molto probabilmente il barbiere (ride n.d.r). Mio padre ha fatto il barbiere per 45 anni, quindi la mia carriera sarebbe stata quella. Comunque, ho fatto mille lavori, dal ragioniere, al magazziniere, fino ad aiutare mio babbo, in estate. Se non avessi fatto il comico, forse avrei fatto il barbiere, perché a timbrare tutti i giorni il cartellino non ci sarei proprio riuscito. Comunque, a parte gli scherzi, mi è sempre piaciuto fare lo stupido e devo dire che mi viene ancora bene”.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui