Andrea Mingardi

Mogol, il poeta della grande canzone italiana e Mingardi, che da 50 anni tiene i piedi ben piantati sui palcoscenici d’Italia e d’Europa, insieme hanno ideato uno spettacolo che promette delizie per l’orecchio e per il cuore.
Debutto al Teatro Duse di Bologna il 30 aprile prossimo, alle ore 21:00. Mogol, autore di oltre cento successi racconterà vicende inedite delle sue straordinarie collaborazioni e Mingardi le musicherà inserendo tra i monumenti musicali costruiti con Battisti, Celentano e altri, brani mondiali che ancora oggi sono punti di riferimento per tutti noi.

S.C. Dietro ogni canzone c’è una storia che spesso è ricca di sentimenti e di emozioni: la memoria, il ricordo giocano un ruolo di primo piano.

A.M. Infatti il nostro spettacolo si chiama Canzoni di una vita. Ognuno di noi conserva nella memoria e nel cuore momenti di amori, di amicizie, di felicità, di depressioni che in qualche modo hanno una loro colonna sonora.
Attraverso una passeggiata tra i 110 successi di Mogol e quelli miei abbiamo costruito tutti i passaggi della vita fino ad oggi, comprendendo anche le canzoni “leggere”, allegre, quelle che possono sembrare superficiali.
Attenzione però, noi ci siamo tenuti ben lontani dalla nostalgia, per previlegiare invece le tappe della storia, delle nostre storie servendoci delle canzoni un po’ come segnalibri.

S.C. Certe canzoni ci risultano estremamente spontanee, facili. E’ così anche nel momento creativo?

A.M. A volte l’ispirazione viene in tre minuti, un fulmine, altre volte è tutto un limare, un correggere, un tagliare per arrivare a colpire al cuore e nei sentimenti il pubblico. Però resta fondamentale chi interpreta quella canzone, e che colore le dà.
Nello spettacolo vedremo proprio cosa c’è dietro ad una canzone e che senso ha avuto e ha nella nostra vita. Già perché può succedere che ci siano canzoni del passato che sono ancora importanti, addirittura più importanti di quelle del presente.

S.C. La scuola bolognese della canzone italiana ha avuto momenti fulgidi, e oggi?

A.M. La scuola Bolognese non esiste. Esiste un tessuto musicale diffuso che ha una storia secolare: risaliamo addirittura a quando gli eserciti dei Galli Boi e poi dei Longobardi si fermavano nella nostra pianura per riposarsi dalle battaglie in quegli accampamenti che poi sono diventati i luoghi delle sagre che hanno attraversato i secoli e tuttora resistono. I soldati avevano denaro, agli accampamenti arrivavano ragazze, si mangiava e si ballava. Se si ballava vuol dire che c’era gente che suonava e cantava. Qua da noi sono secoli e secoli che la nostra gente canta, balla, suona, fa l’amore e mangia le cose migliori del mondo.
La nostra Regione è da sempre così piena di occasioni per godere della musica dal vivo: balere, club, discoteche, maxi sale. La grande e capillare diffusione della musica dal vivo ha fatto sì che da noi nascessero tanti musicisti, compositori, cantautori, cantanti.
Comunque oggi c’è una nuova generazione che sta affacciandosi, ma ancora non ha preso il posto dei Morandi, dei Guccini e co. Come sempre avviene la storia è fatta di periodi che alternano il rinascimento col medioevo. Aspettiamo un nuovo rinascimento.

S.C. Sentiamo sempre più spesso cantare giovani autori e interpreti italiani in inglese.

A.M. Inglese maccheronico, una sorta di gramelot americofono, che però in effetti aiuta in qualche modo la fantasia creativa ad insinuarsi meglio nell’armonia del pezzo.

S.C. Mogol è tra i più grandi autori della moderna canzone italiana

A.M. Di lui direi che non esistono eredi. Non che non ci siano bravi autori a scrivere canzoni per altri, ma la differenza per me è questa: di solito, sotto la doccia, si canticchia e si urlacchia qualche parola che ci si ricorda a brandelli, mentre delle canzoni di Mogol ci si ricordano tutte le parole. È un miracolo!

S.C. Le Canzoni di una vita ci aspettano al Teatro Duse di Bologna il 30 aprile. Passeremo una serata che ci toccherà il cuore con leggerezza, passione, sentimento.

A cura di Silvia Camerini

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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