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ANCORA PIU’ INVISIBILI: DISABILI E CORONAVIRUS

Ancora più invisibili, ancora una volta gli ultimi, e non solo perchà costretti a fare la quarantena.

Storie di speranze si mescolano ad altre di grande prova: la delicata condizione dei disabili e delle loro famiglie necessita di una risposta umana e sanitaria.
E’ davvero strano il modo in cui, già dall’inizio della pandemia, il governo Conte si è rapportato con la parola “fragilità”.
Prima uno scudo, quello che difendeva i piu’ deboli di noi, anziani, malati, immunodepressi, che li metteva al primo posto nei nostri pensieri, per cui tutti abbiamo fatto appello alla nostra responsabilità, alle risorse, per tenerli al riparo da qualcosa di pericoloso.

Poi, mano a mano che tutti ci siamo scoperti fragili, o comunque, più fragili del solito, mano a mano che l’isolamento, lo stravolgimento della normalità ha portato alla luce le crepe e le ha allargate come voragini, dall’incapacità di gestire i rapporti familiari per troppo tempo, all’ansia per il futuro, alla messa in discussione delle certezze, mano a mano che gli ospedali si riempivano di gente “nomale” quello che era scudo si e’ quasi tragicamente trasformato in gogna: i posti nelle terapie intensive non c’erano per i disabili, cosi’ “fragile” è diventato la spade di Damocle tra “dentro” e “fuori”, tra “cura” e sedazione profonda”.

Per i disabili, anche quelli meno gravi, la perdita di socialità, la chiusura dei centri diurni, delle scuole, il semplice stravolgimento di quella routine che dava sicurezza, e’ stato un cambiamento difficile da interiorizzare. Chiusi in casa, loro, più ancora di tutti noi, hanno rischiato di scomparire, soprattutto, per chi, gia’ di solito, faticava a farsi sentire. Non solo ultimi nella lista della terapia intensiva, ma sprofondati anche in una solitudine mentale, psicologica, di tutti i giorni, che ci dice che la legge del piu’ forte e’ la legge della disperazione, del “respiratore a me o a te”, appunto, ma che ci sono tanti altri accorgimenti che possono essere presi, per ricordare che queste persone non sono solo scarti, numeri “bassi”, poco rilevanti, per le statistiche, e i decreti.

Vorremmo ricordarti questo, Giuseppe Conte: che, almeno nella fase 2, dovrai tenere conto anche dei diritti delle persone con disabilita,’ fornendo l’assistenza domiciliare a tutti coloro che ne hanno bisogno per vivere dignitosamente, permettere una effettiva inclusione e continuità scolastica anche grazie al potenziamento reale della didattica a distanza, oltre a forti misure di sostegno per le Politiche sociali e socio-sanitarie, investendo per rispondere alle esigenze di oltre 4 milioni di disabili che vivono in Italia.

Le persone disabili rappresentano circa il 7% della popolazione italiana, ed i temi che li riguardano e che investono anche le loro famiglie sono tanti, diversi e complessi.
Finalmente ieri, 30 aprile 2020, Conte alla Camera si è risvegliato dal letargo in cui li aveva lasciati, e ha parlato di “una specifica attenzione che dovrà essere riservata al tema della disabilità’”, tra cui rientra la proposta anche di istituire un Fondo di sostegno per le strutture semi-residenziali per persone con disabilità.
Speriamo che questi “desiderata” arrivino a buon fine, e termino riportando alcune frasi di una lettera aperta di un papa’ di una bambina disabile al premier: “ora aspettiamo risposte per i disabili”.

…”caro Giuseppe, chi ti scrive è un papà di una bambina disabile gravissima.
Un caregiver, uno delle centinaia di migliaia, come mia moglie, e come i tanti come noi.
Una legge sui caregivers familiari, cioè di chi si occupa tempo pieno dei propri figli disabili, non è mai stata fatta.
Con l’arrivo del subdolo Covid-19 , un emergenza sanitaria, il mondo dei disabili è stato duramente colpito alle spalle.
Siamo abituati all’inferno…quindi un nemico, pur infame e sconosciuto come il coronavirus, non ci spaventava.
Abbiamo quindi atteso, ed ora credo che il Tuo Governo ci debba delle risposte che non possono piu’ attendere.
Non possiamo più essere considerati come desaparecidos della nostra società”…
Già, e noi tutti sottoscriviamo le parole accorate di questo papà: non ascoltarle, sarebbe un errore imperdonabile!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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