Nella storia del Cesena, come in quella di quasi tutte le Società calcistiche, ci sono allenatori arrivati e partiti quasi contemporaneamente, tanto breve è stata la loro avventura con i bianconeri, ed altri che le statistiche indicano in riva al Savio per più di una stagione ma che in realtà una stagione intera non l’hanno disputata.

E’ il caso di Walter De Vecchi, milanese (dove è nato il 18 febbraio 1955), ex centrocampista di passo lento ma dal tiro al fulmicotone, il quale dopo una più che discreta carriera da calciatore, con lo Scudetto della stella vinto dal Milan nella stagione ’78/79, intraprende con le giovanili del Milan la carriera di allenatore.

Dopo un Campionato vinto con gli Allievi Nazionali e la Coppa Scirea, nella stagione 1996/97, è il Venezia a chiamarlo, esattamente quando dopo due giornate si decide la sostituzione di Bellotto; De Vecchi rimane sulla panca dei neroverdi sino alla ventottesima giornata, quando viene richiamato Bellotto, mentre la squadra è in piena lotta per non retrocedere (il Venezia terminerà al tredicesimo posto, a +5 dalla quartultima).

Nell’estate del 1997 è il Carpi a chiamare De Vecchi, in Serie C1; in Emilia Walter “dura” per l’intera stagione, che termina con un nono posto, perfettamente in linea con quelle che sono le ambizioni del Club biancorosso, ovvero un tranquillo campionato senza rischi.

Non confermato a Carpi, De Vecchi deve attendere la tredicesima giornata della stagione successiva, quando torna in Serie B, sulla panchina del Cosenza che nel frattempo ha dato il benservito a Giuliano Sonzogni; anche in Calabria però le cose non vanno per il meglio dato che undici sconfitte, sei vittorie ed altrettanti pareggi, mettono i rossoblù in cattive acque, tanto che a sole tre giornate dal termine, la dirigenza calabrese richiama in panchina Sonzogni che, con due vittorie (una proprio contro il Cesena, nell’ultimo turno) ottiene la sospirata salvezza.

Arriva l’estate del 1999 ed è il Como di Preziosi ad affidare una nuova panchina a mister De Vecchi; la partenza non è certo a razzo, dato che nelle prime sette giornate arrivano cinque pareggi, una sconfitta interna ed una vittoria fuori casa, cosa che induce quell’autentico mangia allenatori del noto Presidente a chiudere il contratto del proprio allenatore, sostituito dall’ex centrocampista interista Giampiero Marini, a sua volta sostituito dal Loris Dominissini dopo la ventiquattresima giornata.

Arriviamo così alla stagione 2000/2001, con il Cesena che affida la panchina a Fabrizio Tazzioli, che dopo essere subentrato a Pietro Carmignani, nel Livorno di un altro Presidente “fumantino” come Aldo Spinelli, siede sulla panca del Cavalluccio per tredici giornate, sostituito da Paolo Ferrario, che però rimane in carica solo sino alla ventiquattresima giornata, dopo la quale un contrariato Edmeo Lugaresi decide di affidare la conduzione della formazione a De Vecchi.

Il Cesena finisce al sesto posto, con 49 punti, ed il nostro protagonista di puntata viene confermato, pur se la rosa perde la maggior parte dei suoi migliori elementi e c’è l’approdo in Italia di un giovane attaccante argentino: German Denis, che nella stagione in bianconero non lascerà particolare impressione, ma farà parlare si se qualche anno dopo, quando con le maglie di Napoli e, soprattutto, Atalanta, dimostrerà tutta la sua bravura.
Anche a Cesena, come già a Como, la squadra fatica a carburare, i risultati non sono così deludenti, ma si sa, chi paga è sempre il mister e così, dopo un 2-2 casalingo contro lo Spezia, le strade di De Vecchi e del Cavalluccio si dividono definitivamente, con la squadra affidata ad uno che ha la maglia bianconera come seconda pelle: Agatino Cuttone.

Per De Vecchi è l’ennesima delusione e dopo alcune partite sulla panchina della Spal, nella stagione successiva, c’è il ritorno al Milan, nel Settore Giovanile, in quella che in fondo è la sua dimensione e la sua casa.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Twitter

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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