Tra coloro che, nella carriera calcistica, hanno legato il loro nome al Cesena c’è un signore nato il 3 gennaio 1964 a Venaria Reale, provincia di Torino, ruolo centrocampista/libero, sto parlando di Roberto Cravero.

Cresciuto nelle giovanili del Torino, Cravero esordisce in serie A diciottenne, nell’ultima giornata della stagione 1981/82, in un Toro dei giovani guidato in panchina da Massimo Giacomini, mentre l’anno successivo diventa Campione d’Italia con la Primavera granata.

Nell’estate 1983 arriva il trasferimento al Cesena, insieme ad altri due prodotti del vivaio granata: Cuttone e Bonesso, nell’ambito del passaggio in granata dell’austriaco Walter Schachner.
In Romagna Cravero trova ben presto modo di mettersi in evidenza dato che non gli mancano certo tecnica, visione di gioco, senso della posizione; gioca sia da mediano che da libero, anche se per essere un centrocampista perfetto gli manca quella corsa indispensabile a chi deve dettare i tempi in mezzo al campo.

Con i bianconeri Cravero disputa in due stagioni sessantasette partite, mettendo a segno cinque reti, la prima delle quali il ventidue gennaio 1984, nel 2-0 ai danni dell’Empoli.

Tornato al Torino Roberto diventa ben presto titolare inamovibile, disputando centottantadue incontri in sette stagioni, sfiorando la Coppa Uefa, persa in una sfortunata finale contro l’Ajax (dopo aver superato in semifinale il Real Madrid) e vincendo la Coppa Mitropa nel 1981; dimostrandosi uno dei migliori difensori italiani, secondo nel ruolo solamente al milanista Baresi, anche se, mi permetto di aggiungere, a maglie invertite ….

Nell’estate 1992, a causa della crisi finanziaria del Torino, viene ceduto per 7,5 miliardi alla Lazio, dove contribuisce ad un quarto, un secondo ed un terzo posto della compagine biancoceleste, con ottantatré presenze e dieci reti.

Nel 1995 torna in granata, per un triennio avaro di soddisfazioni e pieno di infortuni, che nel 1998 gli fanno decidere di appendere le scarpette al chiodo ed intraprendere la carriera di dirigente (Toro e Genoa) e quindi commentatore sportivo per alcune tra le principali reti private.
Cravero è stato uno dei protagonisti del calco italiano a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, e mi spingo a ritenerlo il più bravo interprete del ruolo di libero di quel tempo; più bravo anche del milanista Baresi, che dalla sua aveva il fatto di vestire una casacca all’epoca “pesante” e gli permetteva (il famoso braccio che si alzava e determinava quasi istantaneamente un fuorigioco che non sempre c’era davvero) di dettare legge anche in Nazionale.

Se vogliamo, il difetto di Cravero era non avere un fisico longilineo e tendente all’aumentare di peso, ma per il resto se oggi ci fosse un difensore con le sue doti, credo che difficilmente non vestirebbe una maglia delle formazioni europee più prestigiose.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Vittorio Calbucci

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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