Definire questo pugliese di Molfetta, dove è nato il 15 gennaio 1942, un giramondo, sia da calciatore che da allenatore, mi pare dare l’appellativo più giusto a Gaetano Salvemini, uno che ha visto tantissima Italia, fatto gol ad ogni latitudine e si è seduto su panchine importanti da nord a sud.

Nella sua carriera da attaccante ha vestito anche la prestigiosa maglia dell’Inter, pur se poi il campo lo ha visto solo una volta in Coppa Italia, un po’ pochino, in verità, per uno che non è stato un grande bomber ma i suoi gol li ha messi a segno, in qualunque categoria.

Anche da allenatore, Salvemini, non ha toccato vette elevatissime, ma ha saputo togliersi buone soddisfazioni, vincere campionati di B e, con il Bari, anche una Mitropa Cip.
A Cesena, dove è stato chiamato nell’estate del 92 per dare la scalata alla Serie A, la sua avventura non è stata di quelle indimenticabili, pur se la rosa bianconera fosse di tutto rispetto e l’attacco, con la coppia Lerda-Hubner, da promozione.

Ventiquattro giornate è durato Salvemini in riva al Savio, sino a quando, dopo tre sconfitte consecutive (quattro in cinque incontri) il Presidente Edmeo Lugaresi, decise per l’esonero, affidando la squadra ad un maestro come Azeglio Vicini, che condusse il Cesena ad un insoddisfacente nono posto finale.

Poca fortuna dunque per Salvemini a Cesena, nonostante i buoni precedenti dell’allenatore ed una rosa che prometteva molto più di quanto è invece riuscita ad ottenere.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Valerio Casadei

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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