Nel calcio, si sa, quel che conta è vincere e per farlo ci vuole chi la butta dentro; perché hai un bel dire di qualunque altro ruolo, ma il bomber è l’elemento essenziale, la ciliegina sulla torta, quello che riposa 89 minuti ma poi, zac, ti risolve ogni problema.

Il nostro è uomo ormai maturo, ma di quelli che prima di smettere ha voluto divertirsi sino in fondo, pestando erba e terra, mangiando polvere e fango sino alla stagione 2010/11, quando a Cavenago d’Adda (Promozione) segna due reti in sei presenze.

Sicuramente anche se non fosse indicato nel titolo avreste capito tutti immediatamente che sto parlando di Dario Hubner, il bomber per eccellenza, l’unico, con Igor Protti, ad aver vinto la classifica cannonieri in tutte e tre le categorie professionistiche, con Piacenza, Cesena e Fano.

Hubner è stato bomber nel vero senso della parola, pur arrivando in A a trent’anni e pur non giocando mai in formazioni di primo piano; spesso si parla di bomber di categoria, gente che in C o in B fa sfracelli ma non riesce ad emergere quando arriva il momento di tentare il salto di qualità, ebbene Hubner è stato molto di più.

Dario il salto ha saputo farlo ma, forse per il carattere, forse perché riteneva comunque di guadagnare bene o soprattutto per non rinunciare ad essere se stesso, ai piaceri della vita di tutti i giorni, mai ha avuto la possibilità di provarci in uno degli squadroni che pure la corte gliel’hanno fatta eccome.

Più d’una volta si è vociferato di interessamenti della Juventus e nel 2002 è persino stato aggregato al Milan in una tournée americana, dove ha disputato tre incontri senza però andare a segno; insomma non erano rose e non sono fiorite, ma nella vita non si può avere tutto, ammesso e non concesso che il tutto sia quello che vuoi davvero e, trattandosi di Hubner, concedetemi di avere qualche dubbio.

Bomber prolifico Dario lo è stato anche a Cesena, dove è arrivato nel 1992 ed in cinque stagioni ha segnato 77 reti, andando sempre in doppia cifra e risultando il miglior marcatore della storia cesenate; erano anni in cui i bianconeri disputavano la Serie B e Hubner con quel suo modo particolare di caracollare, la testa incassata nelle larghe spalle, mandava in visibilio la tifoseria.

Quando nel 1997 il Cesena retrocede in C, Hubner approda a Brescia, finalmente in A ma senza perdere il vizio, tanto che anche a Brescia in quattro stagioni (due in A e due in B) segna 75 reti in campionato e poi altra tappa a Piacenza, dove con 24 reti conquista il titolo di capocannoniere a pari merito dello juventino Trezeguet, alla bella età di 35 anni.
Da lì la storia continua, Ancona e Perugia in una sola stagione buttata via, ma è meglio tornare verso casa e ricominciare a segnare e respirare un’aria che conosci, che vuoi mettere gli squadroni, i ritiri, le diete e la palestra.

Ecco, questo è Dario Hubner, uno che lo vedete a Milanello sotto le grinfie di Malanlab o ad allenarsi nella gabbia juventina e dire signorsì in divisa sociale e pettinato? Meglio la vita serena del paese, la partita a carte con gli amici, una sigaretta ed un grappino, che tanto la domenica la palla la butta dentro comunque, più di tanti gingillanti “bomber” da tre reti a campionato.

Auguri “Bisonte” che il gol sia con te.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Valerio Casadei

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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