SIT-IN DEI SOPRAVVISSUTI AGLI ABUSI SESSUALI DEL CLERO

Quaranta chilometri di sentieri incontaminati e sterrati separano Livigno da Bormio, attraversando scenari di grande suggestione come la valle Alpisella, la valle di Fraele e i laghi di Cancano, lungo l’antica via di collegamento tra le due capitali turistiche dell’Alta Valtellina.

Un’avventura unica per gli amanti della montagna, dell’aria pura, fresca e frizzante, da percorrere pedalata dopo pedalata, i tracciati un tempo battuti dai contrabbandieri, che si muovevano al confine con la Svizzera. La traversata è circondata da uno straordinario ambiente d’alta quota, ci impone di non sottovalutare alcuni chilometri di salita, da affrontare magari da percorrere con l’ausilio di una bicicletta a pedalata assistita per poi ritrovare una lunga discesa.

Si comincia dalla valle Alpisella, che è attraversata anche da una facile escursione a piedi di circa due ore fino al passo omonimo. La si risale subito dopo aver salutato le acque azzurro-ghiaccio del lago di Livigno. L’ascesa è ripida, ma si pedala sempre su una comoda strada sterrata. In passato questa era l’unica strada tra Livigno e Bormio.
Quando poi fu costruita l’attuale statale, che valica il passo del Foscagno, diventò luogo comune per i furfanti con le guardie di confine che facevano fatica a contrastarli. Allora si pesò di eliminare un ponte per impedire un passaggio a loro nevralgico e così la valle venne abbandonata per diversi decenni.

Solo negli anni 70 con la scomparsa degli Spalloni e il contemporaneo affermarsi dell’escursionismo, quel ponticello fu rimesso al suo posto e per la valle Alpisella iniziò una nuova stagione di ripopolazione e se vogliamo gloria. La salita impone qualche sosta, che a sua volta consente piccole scoperte. Osservando la superficie del minuscolo lago di Alpisella non è immediato comprendere come tutte le acque di questa terra finiscano nel lontano mar Nero invece che nell’Adriatico: il vicino passo di Fraele fa infatti da spartiacque tra il bacino dell’Adda e quello dello Spoll-Inn-Danubio. Proprio in virtù delle acque livignasche, l’Italia ottenne alcuni diritti d’attracco nel mar Nero.

Sorprendono anche le rocce calcaree che formano le montagne intorno, ben differenti da quelle metamorfiche tipiche delle Alpi Centrali, da qui deriva l’appellativo di DOLOMITI INTERNE. L’AMBIENTE CALCAREO FAVORISCE LO SVILUPPO DEL PINO MUGO, molto presente in questa zona, proprio all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio. Infatti poche altre piante sanno adattarsi al movimento delle pietre, per poi contribuire in modo decisivo a rendere più stabile il terreno. Vaste distese di pini mughi alti fino a due metri affiancano l’ascesa fino al passo di Alpisella, da dove la vista spazia da Ortles, il Gran Zebrù e il Cevedale. Al km 2.292 è il momento di aguzzare la vista per avvistare gli animali che popolano l’area protetta: i camosci, i cervi, che nei mesi estivi si spingono fin sopra il limitare del bosco e le pernici bianche, mentre in cielo volteggiano i grandiosi gipeti, che hanno ripreso a nidificare. Al passo si possono notare anche le famose lepri bianche.

A cura di Elisabetta Turci – Foto Livigno

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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