Pagina nera per la storia dei trasporti italiani, che tra le proteste dei tassisti in tutta la Penisola e le lamentele dei dipendenti Alitalia, stanno dando al governo una bella gatta da pelare; anzi, più di una.

Questa mattina, i vertici Alitalia si riuniranno per cercare di scongiurare lo sciopero che è stato indetto dalle rappresentanze sindacali il prossimo 23 febbraio; già nel corso della serata di ieri, l’esecutivo aveva ricevuto i sindacati e si era impegnato a mediare sulla questione relativa al contratto.

Ma c’è già chi parla di “rischio Titanic”, dal momento che la strada per risollevare la Compagnia di bandiera dalla crisi potrebbe portare a qualcosa come 2000 esuberi. Intanto, il Ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, ha dichiarato di essere seriamente “preoccupato”. Nonostante questo, la palla in mano passa ora all’azienda, che verrà convocata dall’esecutivo sia per far luce sulla situazione di cassa della compagnia sia per discutere del contratto nazionale di lavoro.

La richiesta arriva direttamente dai sindacati che hanno parlato di “azioni contrattuali unilaterali” decise dall’azienda che sono ritenute inaccettabili. E qui si arriva all’aut-aut imposto da chi fa gli interessi dei lavoratori: “o l’azienda farà retromarcia su tutto oppure la protesta sarà confermata”, ha detto il segretario generale della Fit-Cisl, Antonio Piras.

Il piano dovrebbe essere presentato a inizio marzo, e l’attesa aumenta sempre di più: “il governo ha espresso preoccupazione per la situazione della cassa che deve sostenere l’impresa per la quale sarà necessario un nuovo sostegno delle banche”, ha riferito il segretario nazionale della Filt Cgil, Nino Cortorillo.

Certo che se il governo si preoccupasse allo stesso modo per tutte le aziende che sono in sofferenza in questo dannato Paese, forse l’Italia sarebbe molto diversa…

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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