L’alchimia sfida ogni definizione, oggi come ieri. E’ un termine che racchiude significati molto preziosi e si tramanda di secolo in secolo.
L’alchimia ha percorso per esempio l’esoterismo cristiano (i Rosacroce), la massoneria, l’esoterismo ebraico (la Kabbalah) e quello islamico (il Sufismo).
Tommaso d’Acquino, Pico della Mirandola, Paracelso, Giordano Bruno, Francis Bacon, Jacob Bohme, Isaac Newton, Conte di Saint Germain, Alessandro Conte di Cagliostro, Douglas Baker, Georges Gurdjeff… sono solo alcuni fra i nomi più noti legati all’alchimia.

Cosa cercavano di così prezioso gli alchimisti per dedicare la loro intera vita?
Ma è un’arte o una scienza? Si prefigge veramente di trasformare il piombo in oro o di fabbricare farmaci miracolosi? O è, invece, una disciplina psicologica o spirituale?
Ognuno può rispondere a proprio piacimento, poiché l’Opera ermetica o “Grande Opera” è stata intesa in tanti modi diversi, anche fra i suoi cultori più seri e appassionati.
Su un punto tutti gli adepti ed esperti sono da sempre concordi: il linguaggio dell’alchimia non dovrà mai essere preso alla lettera, bensì interpretato in chiave traslata, simbolica.

Facile a dirsi, più difficile a realizzarsi. Le operazioni alchemiche, oltre ad appoggiarsi ad un vocabolario fisico e astrologico, spesso ci riconducono a favole o riferimenti mitologici: da qui un grande agitarsi per cercare di capire se il Mercurio, di cui si parla in qualche antico testo, è il Dio dai calzari alati, oppure la sostanza chimica dallo stesso nome o ancora il pianeta più vicino al Sole.

Naturalmente non c’è un metodo interpretativo che possa andare bene a tutti, ma è curioso notare che, troppo spesso, sia gli alchimisti spirituali, sia quelli fisici hanno dovuto fare salti mortali per ridurre il mito e la leggenda ad una metafora psicologica o ad una “cifrata formula metallurgica”, come se fosse necessario, ad esempio, rievocare la lotta di Ercole con il gigante Anteo, figlio della Madre Terra (ricordiamo che l’Eroe riuscì a vincere l’avversario solo quando lo sollevò dal suolo, da cui traeva la forza ogni volta che cadeva), per raccomandare agli spiritualisti di non cedere alle tentazioni e ai praticanti di laboratorio di ben sublimare la materia prima (Anteo) con appositi vapori metallici (Ercole) affinchè essa divenga la giusta “sostanza”.
Ma il vero senso del mistero alchemico è probabilmente tutt’altro che risalire dalla pratica di laboratorio al mito o nel procedere dal particolare al generale, o ancora nell’apprendere poco a poco ed abbandonare le indicazioni metallurgiche.

Il vero senso dell’alchimia insegna ad elevare la propria persona, un percorso di crescita spirituale, talvolta associato all’ausilio di un’arte, che porta l’individuo a farlo rivivere, nel proprio animo, le grandi avventure che sono esemplificate nella mitologia; una simile impresa potrà intraprendersi solo quando vi sarà un diretto rapporto tra maestro e discepolo, elemento necessario per raggiungere la trasformazione alchemica dell’individuo stesso.

Tutti gli insegnamenti spirituali tendono a condurre il discepolo in uno stato di coscienza superiore nel quale la sofferenza non è più presente, detta anche realizzazione del sè supremo, Nirvana, illuminazione, apertura del cuore ecc., questo è uno dei traguardi dell’alchimia, detta in passato anche Ars Regia.
Nella via della trasformazione alchemica si “lavora” sulla trasmutazione delle emozioni negative (quelle che procurano sofferenza) in emozioni superiori (quelle che ci procurano gioia); questo permette alla coscienza di identificarsi prima con l’Anima e poi successivamente con lo Spirito.

Il processo alchemico è il mezzo più rapido messo a disposizione dell’individuo per conseguire la realizzazione interiore e raggiungere la serenità attraverso la ferma volontà e l’amore compassionevole, inoltre il lavoro alchemico è mirato ad uno stato di coscienza pervaso di beatitudine che una volta raggiunto non può essere tolto nemmeno con l’estinzione del corpo: gli alchimisti nominarono questo stato interiore il “Lapis Philosophorum” ovvero la pietra filosofale.
E’ inoltre importante ricordare e curioso da constatare che nell’iconografia alchemica è frequente la presenza di strumenti musicali e di illustrazioni che racchiudono riferimenti acustici.

Da sempre si sa che la musica oltre ad essere una trasmissione di suoni, racchiude in sé un grande mistero.

A cura di Barbara Comelato – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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