Una delle domande che in molti si sono sicuramente posti è attraverso quali meccanismi il cervello agisca quando sente la musica.
Un recente studio, condotto dal Politecnico Federale di Losanna (EPFL) dimostra che il nostro cervello agisce nella stessa maniera sia quando sente effettivamente un suono che quando “se lo immagina” cioè quando lo riproduce nella sua mente senza che esso sia fisicamente presente.

La scoperta è stata fatta attraverso un esperimento effettuato su un paziente epilettico molto esperto nel suonare il pianoforte.
L’sperimento consisteva nel far suonare all’uomo il suono prodotto in due momenti. Sia quando questo è stato “musicato”, che quando non è stato rappresentato foneticamente, e dunque era presente solo mentalmente nel pianista.

Da questo hanno dedotto che l’attività celebrale nell’analisi del suono rappresentato e in quella del suono non presente ma comunque riprodotto, risulta essere pressochè analoga con differenze minime.
Il che implica un possibile strumento di comunicazione per tutte le persone malate del disturbo dell’afasia ossia quella patologia per la quale chi ne è colpito ha in mente cosa vuole dire, ma non riesce ad esprimerlo.

Chiaro, il linguaggio funziona con meccanismi più complessi rispetto alla musica, ma già si può considerare un buon inizio per fare determinati esperimenti.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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