I racconti delle Agane sono frutto di una narrazione orale che affonda le sue radici in un passato lontano, che si tramanda di generazione in generazione, tratto da frammenti di un Universo formato da rappresentazioni simboliche, elementi ancestrali presenti nell’Inconscio collettivo popolare e personale.

Le loro storie venivano raccontate da donne anziane che per tradizione filavano la lana, la canapa, la seta e la sera si riunivano nelle stalle allietando i loro familiari, amici giovani e vecchi con i loro racconti antichi e mistici.

In tutti questi racconti le Agane appaiono come donne bellissime, magre e alte, bianche di carnagione, dal fascino irresistibile, con lunghi capelli biondi, rossi, argentei, qualche volta verdi (a causa del muschio cresciuto nell’umidita) e intrecciati con fiori. Le loro vesti solitamente sono bianche, colore pastello o rosse ma sempre molto sensuali.

Spesso la parte inferiore del corpo ha caratteristiche animali: vengono frequentemente descritte con piedi a zampette di topo, cane, pesce, rettile o serpente.

La loro occupazione è quella di fare il bucato nei fiumi, nei ruscelli o nelle fontane, mentre cantano magiche melodie nel tentativo di sedurre e rapire gli uomini di passaggio. Hanno il dono della preveggenza, soprattutto in relazione al tempo atmosferico, tanto che possono controllarlo e modificarlo; sono abili a curare con le erbe, pronunciare profezie e lanciare maledizioni.

Una leggenda friulana narra che in una notte di luna piena, presso il laghetto vicino a San Daniele (Ragogna) un pescatore andò a pescare con la sua rete; ad un certo punto la rete si fece pesante e l’uomo fece molta fatica ad issarla sulla barca. Con stupore si accorse che in mezzo alla rete c’era qualcuno che si dimenava; quando riuscì ad aprirla scorse una bellissima donna che lo pregò di lasciarla libera.

Capì immediatamente che era una Agana! La tentazione era quella di tenerla con sé, ma i pianti e i lamenti della donna, insieme al timore che potesse succedere qualcosa di brutto, lo convinsero a lasciarla andare. Continuò quindi a pescare, ma il tempo cominciò a cambiare e delle folate di vento fortissime rovesciarono la sua imbarcazione.

Il pescatore si sentì all’improvviso trascinare sott’acqua: erano le Agane, che con i loro capelli avevano intrappolato i suoi piedi nel tentativo di portarlo in fondo al lago.
Con fatica riuscì a liberarsi, cercò di raggiungere la riva ma era stremato. All’improvviso sentì gridare: era la giovane Agana che aveva liberato.

La donna gli gettò una corda e lui poté finalmente mettersi in salvo. Quando si voltò per ringraziarla, non c’era nessuno. Da quel giorno tornò più volte al lago per rivederla, invano.

Un’altra leggenda racconta di un’Agana incinta che chiese aiuto per essere salvata dalle acque di un fiume: fu aiutata da una giovane ragazza. Per ricompensa le regalò un gomitolo di lana magico: la lana infatti non finiva mai tant’è che, ancora oggi, si dice il gomitolo abbia ancora lana a disposizione.

Le Agane riportano alla Luce un archetipo che costituisce la parte spirituale di antichissime civiltà nella memoria collettiva: basta pronunciare il loro nome per farle rivivere nelle nostre emozioni.

A cura di Barbara Comelato – Foto Redazione

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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