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Siamo pronte a dare spazio e voce alle donne afghane che sono qui con noi, per una battaglia di libertà“. È iniziata così a piazza del Popolo a Roma la manifestazione “Oggi più che mai #Nonlasciamolesole”, iniziativa “nata da una assemblea di donne, senza nessuno dietro, un’iniziativa nata dal basso”.

Da Roma a Milano, da Venezia a Bari, da Lecce ad Olbia sono tante le piazze che ospitano le donne italiane scese al fianco delle donne afghane, con il supporto di associazioni, movimenti e sindacati, unite dalle parole – diventate un hashtag – “Tull Quadze” che in pashtu significa “Tutte le donne“.

Organizzato dall’Assemblea della Magnolia, nata da una costola della Casa internazionale delle donne in piena pandemia, e sostenuta da numerose associazioni, l’evento vuole accendere i riflettori sulle donne afghane – e non solo – perché grazie anche alla pressione della comunità internazionale sia loro consentito di partecipare alla vita politica, accedere al lavoro e all’istruzione, non rinunciare alle conquiste degli ultimi vent’anni.

Si è materializzato “l’incubo che non ci aspettavamo” dice una donna afghana, che da oltre un mese passa “le giornate al cellulare in attesa di una buona notizia che per noi afghani sembra essere scaduta”. Sul palco saliranno alcune donne afghane, insieme a tante altre, per ricordare che “La rivoluzione della cura è tutta un’altra storia!”.

In piazza anche i militanti della fondazione Pangea, con la lettera “P” disegnata sulla mano, ‘la “stessa P che nei giorni drammatici della presa dei talebani è diventata un simbolo: il lasciapassare verso la libertà disegnato sulla mano di molte donne e uomini accalcati all’aeroporto”. “Per tutte e tutti loro, dal palco chiediamo – hanno spiegato le organizzatrici – che i diritti delle donne non siano argomento di negoziazione né retrocedano rispetto a quanto era stato conquistato in Afghanistan: istruzione, lavoro e possibilità di manifestare per tutte e tutti; che le donne possano partecipare alla vita politica e siano nei tavoli internazionali sui processi di mediazione di pace perl’Afghanistan come richiede la risoluzione Onu 1325 su Donne Pace e Sicurezza; un Osservatorio permanente sui diritti delle donne in Afghanistan, al ministero Affari Esteri e all’Onu, per monitorare la condizione femminile e intervenire sulle violazioni; un piano straordinario di evacuazione umanitaria per chi vuole lasciare il paese, con particolare attenzione alle donne che hanno maggiori difficoltà a trovare vie di fuga in maniera protetta; un piano di accoglienza in Italia dei richiedenti asilo che rispetti le questioni di genere e che tenga conto delle storie di violenza che vivono le donne nei paesi di provenienza, durante il transito e all’arrivo.

A cura di Elisabetta Turci – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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