Il ciclismo ha pianto il “Treno di Forlì” che si è fermato per sempre arrivando al capolinea. Con Ercole Baldini, deceduto nei primi giorni di dicembre, alla soglia dei novant’anni, ci ha lasciato uno dei ciclisti italiani più grandi di tutti i tempi. Un vero campione in bici e nella vita.

È stato l’unico ad aver vinto l’oro alle Olimpiadi, un Mondiale e una grande corsa a tappe; senza dimenticare il 41esimo Giro d’Italia vinto nel 1958. A questi successi si aggiunge un titolo iridato su pista e avere stabilito il record dell’ora il 19 settembre 1956, quando era ancora dilettante, primato sottratto a un campione come Jaques Anquetil.

Baldini uscì vittorioso dopo aver completato km 46,393 nell’affollatissimo e festante velodromo Vogorelli di Milano. La forza di Ercole, corridore completo, si evidenziava soprattutto nelle corse contro il tempo. Da qui i suoi soprannomi legati alla sua capacità di locomozione. Andava talmente forte da vincere tutto in appena tre anni. Tra il 1956 e il 1958 ha riempito la sua bacheca d’innumerevoli trofei. Elogiato per l’eleganza in bicicletta, fu presto etichettato come un “nuovo Coppi“: altrettanto presto, però, la sua carriera entrò in fase discendente.

Negli anni successivi al 1958, infatti, Baldini non riuscì a ripetere le imprese delle stagioni precedenti, soprattutto per problemi di peso causati da alcune disfunzioni fisiche mai chiarite, forse derivanti dalle complicazioni di un intervento chirurgico. Il 4 novembre 1964, dopo essersi classificato secondo al Trofeo Baracchi in coppia con Vittorio Adorni, annunciò l’addio all’attività agonistica. In seguito è stato direttore sportivo per alcune formazioni professionistiche (tra cui, per quattro anni, la Scic). Scelto come Presidente dell’Associazione Ciclisti e Presidente della Lega, è stato anche collaboratore del presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale.

Baldini è nato il 26 gennaio 1933 a Villanova di Forlì, paese dell’entroterra romagnolo, dove è stata costruita una casa-museo in cui ha trascorso gli ultimi anni della sua vita. Quarto di sei fratelli maschi, lasciò gli studia a diciassette anni per inseguire la passione della bicicletta, dopo essere stato notato da alcuni osservatori mentre pedalava per andare a scuola. I suoi ultimi anni sono stati funestati da una vertenza giudiziaria, con i suoi beni contesi tra i figli e la nuova compagna, dopo la morte della moglie, avvenuta nel 2010. Oggi si chiude definitivamente un cerchio importante per il ciclismo italiano.

Con la morte di Ercole Baldini, dopo Arnaldo Pambianco e Marco Pantani, il ciclismo di casa nostra ha perso gli unici e indimenticabili vincitori romagnoli del Giro d’Italia. Per analogia con il soprannome sarebbe stupendo intitolare la stazione ferroviaria di Forlì a Ercole, un esempio di vita per tutti noi.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Repertorio

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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