“Se non ci fosse stato il teatro, non avrei saputo fare altro. Il teatro è tutta la mia vita. Pensate che a casa barcollo, m’ingobbisco, mi annoio, ma in teatro ritrovo il passo. E’ un’altra storia. In scena si guarisce. E poi sapete che vi dico: gli attori vivono più a lungo, perché vivendo anche le vite degli altri, le aggiungono alle loro”. Così Carlo Giuffè, in una intervista di qualche anno fa.

Il grande attore napoletano ci ha lasciato oggi – 1 novembre – all’età di 89 anni. Giuffrè in più occasioni ricordava con nostalgia quando nel ’47-’48 uscì dall’Accademia d’arte Drammatica con attori del calibro di “Gassman, Manfredi: “Tra noi c’era aggregazione, anche con cattiveria ma eravamo tutti uniti. Oggi invece c’è solo odio”.
Il suo grande rammarico non aver girato “Amici Miei”. Il progetto del film – diretto da Mario Monicelli – apparteneva a Pietro Germi che non ebbe però la possibilità di realizzarlo a causa del sopraggiungere della malattia che lo condusse alla morte nel 1974: “Germi pensò a me per un personaggio – diceva Giuffrè – ci teneva molto, me lo chiese con un filo di voce, era nel 1974, lui stava per morire. Lessi il copione e il personaggio doveva cagare nel vasino di un bambino. Alla fine rifiutai”.
Poi un simpatico aneddoto sul premio per “Son contento” di Francesco Nuti nel 1983: “Vinsi un David di Donatello per quel film. Però Suso Cecchi D’Amico che era in giuria mi disse che me lo volevano dare per l’interpretazione offerta ne La pelle di Liliana Cavani un anno prima”. Nato a Napoli nel 1928, fratello minore di Aldo, Carlo consegue il diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica iniziando a lavorare con il fratello in teatro nel 1947.
Due anni dopo la coppia debutta con Eduardo De Filippo, interpretando la maggior parte delle commedie napoletane del grande autore, grazie alle quali il giovane Carlo manifesta le sue doti di attore dalla vocazione comica e grottesca. Nel 1963 entra nella Compagnia dei Giovani lavorando con Giorgio De Lullo, Rossella Falk, Romolo Valli e Elsa Albani, con cui reciterà per ben otto stagioni consecutive tra l’altro in Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, Tre sorelle di Čechov, Egmont di Goethe. In seguito approda col il fratello Aldo al repertorio di Eduardo mettendo in scena, anche come regista commedie come “Le voci di dentro”, “Napoli milionaria!”, “Non ti pago” e la celeberrima “Natale in casa Cupiello”. Numerose le sue interpretazioni cinematografiche e nelle fiction televisive.
Fra queste ultime ricordiamo “Tom Jones” (1960) e “I Giacobini” (1962), diretto Edmo Fenoglio. È uno dei volti più caratteristici dell’ultima fase dalla Commedia all’italiana, regalando al genere personaggi come il Vincenzo Maccaluso di “La ragazza con la pistola” (1968), il Silver Boy di “Basta guardarla” (1971), il marito cornuto di “La signora è stata violentata!” (1973) o l’instancabile amante di “La signora gioca bene a scopa?” (1974). Nel 1971 conduce la XXI edizione del Festival di Sanremo. Nel 2007, in occasione della consegna del tributo alla carriera assegnatogli dal “Premio ETI – Gli olimpici del teatro”, è stato insignito del titolo di Grande Ufficiale dal Presidente della Repubblica e porta in scena un altro grande classico del teatro di Eduardo, “Il sindaco del rione Sanità”.
Successivamente ha interpretato in teatro “I casi sono due” di Armando Curcio e quindi “Questi fantasmi!”, ancora di Eduardo. I suoi ultimi lavori sono stati a teatro con ‘La lista di Schindler’ nella stagione 2014/2015 e al cinema nel 2016 in ‘Se mi lasci non vale’ di Vincenzo Salemme.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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