Il vicepresidente di Gazprombank Igor Volobuev ha reso noto, in un’intervista al sito di informazione indipendente The Insider, di aver lasciato la Russia lo scorso 2 marzo con l’intenzione di unirsi alle forze di difesa territoriale ucraine. È almeno il quarto alto dirigente di società russe ad aver abbandonato il Paese dall’inizio della guerra, dopo l’ex primo vice presidente di Sberbank, Lev Khasis, la ceo di Yandex Elena Bunina, il vice ceo di Aeroflot, Andrei Panov e l’inviato per il Clima del Cremlino, Anatoly Chubais.

Non potevo rimanere a guardare quello che la Russia stava facendo al Paese in cui sono nato“, ha affermato Volobuev, originario di Okhtyrka, nella regione di Sumy, nel nord est dell’Ucraina.

Volobuev, 50 anni, è stato licenziato dopo aver lasciato il Paese, dopo 33 anni di carriera trascorsa a lavorare con società affiliate al colosso statale Gazprom. Il vicepresidente di Gazprombank ha detto di aver fatto parte del team di pubbliche relazioni incaricato di denigrare il sistema di gasdotti che attraversano l’Ucraina con i consumatori europei.

Questo crimine è commesso da Putin, dal governo russo, e anche dai russi. Non è Putin a uccidere gli ucraini, a saccheggiare le loro case, stuprare le donne in Ucraina. Sono i russi. E anche se sono di origine ucraina, anche io ne sono responsabile. Mi vergogno perché la mia responsabilità è doppia: non solo sono un russo, ma sono nato in Ucraina dove sono vissuto per 18 anni“.

Volobuev mette anche in discussione il “suicidio” dell’ex primo vice presidente di Gazprombank, Avayev, trovato morto a Mosca con la moglie e la figlia (pochi giorni prima della morte in Spagna dell’ex top manager di Novatek, Sergei Protosenya, anche lui morto con la moglie e la figlia, ndr). “Al momento del suo presunto suicidio, era ancora primo vice presidente di Gazprombank. Non credo che fosse capace di uccidere la sua famiglia. Penso che sia stata una messa in scena. Perché? È difficile da dire. Potrebbe aver saputo qualcosa. Avrebbe potuto essere una minaccia”.

A cura di Renato Lolli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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