L’emergenza sanitaria che da ormai un anno ha sconvolto il mondo, ha ulteriormente aggravato la sopravvivenza degli “invisibili”, che a causa delle condizioni di vita di estremo disagio rientrano senz’altro tra le fasce più deboli della popolazione.

Particolarmente difficile da monitorare, anche a causa della possibilità di contagio asintomatico e del periodo di incubazione, risulta anche complessa la tracciabilità al fine di arginare la diffusione. La pandemia ha moltiplicato i numeri degli invisibili che non hanno accesso ai servizi sanitari perchè non hanno neanche un medico di base, i braccianti sfruttati dal lavoro nero, i rifugiati, i migranti, e tutte categorie che non hanno contatti le istituzioni sanitarie. A loro si aggiungono i nuovi ‘invisibili”, o meglio i nuovi poveri, tutti quelli che all’improvviso hanno perso il lavoro, i disoccupati: un risultato della crisi innescata dall’epidemia.

E mentre una buona parte di italiani si ribella perchè non può fare colazione al bar o lo shopping nel fine settimana, c’è chi muore, nel sonno e nella solitudine, ai margini di una strada, avvolta dentro un cartone nel vano tentativo di ripararsi dal freddo.

Ha colpito nei giorni scorsi la morte del clochard a pochi metri dal colonnato della Basilica di San Pietro. “Pensiamo a Edwin, a cosa ha sentito quest’uomo, 46 anni, nel freddo, ignorato da tutti, abbandonato, anche da noi. Preghiamo per lui – ha detto Papa Francesco durante l’Angelus – perchè la sua vicenda si aggiunge a quella di tanti altri senzatetto recentemente deceduti nelle stesse drammatiche circostanze”.

L’emergenza legata alla diffusione del COVID-19 oltre che sanitaria, sta diventando sempre più sociale. Colpisce soprattutto chi già viveva situazioni di difficoltà o di fragilità, creando nuove situazioni di povertà. Accanto al lavoro encomiabile di medici e infermieri, le Caritas diocesane, grazie all’impegno profuso dai volontari, non cessano di garantire i propri servizi rimodulandoli alla situazione contingente, operando in condizioni via via più difficili sempre con le opportune precauzioni (mascherine, guanti, ingressi contingentati, ecc).

“Questa emergenza ci deve far sentire tutti uniti e solidali – commenta sul sito web ufficiale della Caritas don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – , Sta emergendo il volto bello dell’Italia che non si arrende. Come comunità ecclesiali siamo chiamati a pensare nuove forme di carità e, come ci ha ricordato papa Francesco, a ‘riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa’. Per far fronte a questa emergenza, che vede ancora una volta esposte le persone più fragili, Caritas Italiana rinnova l’appello a tutti alla solidarietà concreta invitando a sostenere – direttamente o per suo tramite – le iniziative e gli interventi mirati delle Diocesi e delle Caritas locali in favore delle persone in difficoltà e in condizioni sempre più precarie.

E per questo ha lanciato la Campagna “Emergenza Coronavirus: la concretezza della Carità”, boom di adesioni, oltre ogni aspettative, anche se sembra non bastare mai.

A cura di Franco Buttaro – Foto Imagoeconomica

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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