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Carissime/i,
accolgo in punta di piedi ma con grande gioia nel cuore l’invito del Direttore a donarvi un messaggio personale in occasione della giornata odierna, 8 marzo. Penso a me, donna. E a quante volte mi sono dimenticata e mi dimentico di essere donna, presa da tutti quei ruoli che assumo nella mia quotidianità vestendo i panni di mamma, compagna, amica, scrittrice, moderatrice, figlia… ma ringrazio il Cielo, e me stessa, per essere tutte queste donne insieme, e per trovare ogni giorno la forza e il coraggio di mettermi sempre in discussione, per realizzare una versione di me sempre migliore, che mi permetta di stare bene in quegli stessi panni che nel tempo ho imparato a scegliere per me, e che indosso, mi lavo e mi stiro.

Ringrazio me stessa per aver imparato che in ogni difficoltà c’è almeno un’opportunità, e che talvolta è sufficiente cambiare prospettiva per non perdere la speranza.

Ringrazio me stessa per tutta la strada che ho fatto fino ad oggi in compagnia di tutte le versioni di me che, rispondendo ai bisogni degli altri, non mi facevano sentire a mio agio con me stessa: aver imparato a dire di no a chi si aspettava continuamente qualcosa da me, pur di non deluderli, pur di essere riconosciuta, pur di essere vista… ecco è stato quello il primo vero passo verso la mia libertà.

Ringrazio me stessa per aver avuto la forza e il coraggio di essermi data alla luce molte volte, dopo aver affrontato il buio del dolore, dei lutti, della depressione, della perdita di un figlio.

Ringrazio me stessa per aver fatto pace col mio passato, coi miei sbagli, con le mie mancanze, con la lotta contro il cibo, con tutti gli amori che poi erano calessi, perché sono stati il mezzo che mi ha permesso di arrivare dove sono oggi e di essere quella che sono diventata: una donna che ha imparato a guardare oltre, a perdonare, ad amare, a donare, a condividere, ad accogliere, ad accettare. Una donna che ha scoperto le sue capacità, che ha imparato a stare da sola e a tenere distanti le persone, se e quando serve; una donna che si dà valore e che ha compreso come sia prezioso essere la “pecora nera” della famiglia.

Il mio pensiero va quindi a tutte le donne che non si sentono abbastanza, che temono il giudizio degli altri, che si piegano su se stesse di fatica, che si fanno in quattro per essere riconosciute e viste; a tutte le donne che soffrono in solitudine immerse nel buio della depressione; a tutte le donne che diventano mamme e ancora non sanno che insieme al proprio figlio stanno dando alla luce una madre; a tutte le mamme e a tutte le nonne e bisnonne, che sono le radici delle nostre origini e di quell’albero di cui siamo frutto; a tutte le donne che stanno combattendo contro una malattia, perché trovino sempre la forza di reagire e lottare; a tutte le donne che stanno lavorando in prima linea negli ospedali, perché trovino sempre il coraggio di dare, e darsi, magari a fine turno, una carezza; a tutte le donne che credono nella cultura come strumento di crescita, indipendenza e libertà; a tutte le donne portatrici sane di luce e amore, soprattutto a quelle che ancora non hanno scoperto di esserlo; a tutte le donne che amano gli animali e la natura; a tutte le donne che non hanno mai letto un libro, affinché abbiano il coraggio di perdersi tra le righe per ritrovare in esse qualcosa di sé; a tutte le donne sottomesse, perché trovino la forza di ribellarsi e riprendere la propria vita; a tutte le donne che insegnano, perché lo facciano sempre con amore e passione prima che per dovere; a tutte le donne che non smettono mai di imparare, perché il seme della loro umiltà sbocci in una fioritura che ne conservi per sempre immutati il profumo e il colore.

Il mio pensiero voglia raggiungervi come un abbraccio da indossare ogni volta che vi sentirete sbagliate e stanche, ogni volta che avrete bisogno di una pacca sulla spalla o di qualcuno che vi aiuti a vedere quello che i vostri occhi non vi permettono di vedere, ogni volta che vi sentirete sole, ogni volta che il travaglio per darvi alla luce sarà lungo e sfiancante. Il mio pensiero possa essere per voi una pezza che tampona il sudore dello sfinimento, che asciuga lacrime di tristezza e fatica, che drena il sangue del parto e che toglie la polvere dal cuore.

Infine, il mio augurio: abbiate il coraggio di amarvi e di rinascere, sempre, ancora una volta, che sarà sempre la penultima, anche prima di morire.

A cura di Sara Patron – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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