Agli inizi del 1800, gli Stati Uniti ospitarono uno dei più grandi scrittori, nonché poeta, critico letterario, giornalista, editore e saggista: Edgar Allan Poe (nato il 19 gennaio 1809).
Egli fu considerato anche il padre del racconto poliziesco, della letteratura horror, del giallo, oltre ad essere l’autore di storie di fantascienza e avventura.
Figlio dell’attrice britannica Elizabeth Arnold e dell’attore David Poe, Edgar era il secondogenito di tre fratelli, il suo nome sembra essere stato ispirato ai genitori dall’opera “Re Lear” di W. Shakespeare, portata da loro in scena nel 1809.

Poe visse un’infanzia molto difficoltosa poiché il padre abbandonò la famiglia nel 1810, un anno dopo la sua nascita e la madre morì successivamente, nel 1811, a causa di una forma di tubercolosi.

Dopo la morte dei genitori venne accolto dalla famiglia di John Allan, un mercante scozzese che commerciava in stoffa, tabacco, grano, pietra e schiavi; gli Allan gli diedero il nome di Edgar Allan Poe, anche se non decisero mai di adottarlo giuridicamente. Egli crebbe nella famiglia Allan attraverso insegnamenti piuttosto rigidi, studiò dapprima in Scozia, poi continuò in un collegio di Chelsea ed infine alla Manor House School, in un sobborgo di Londra.

Fin da bambino ebbe una eccezionale memoria e una passione inarrestabile per le rime oltre che per la musica e la poesia, che sembrano per paradosso, avergli causato uno squilibrio violento del sistema nervoso, rendendolo anche fragile fisicamente, condizione riportata dalle sue stesse parole:

«Nella mia infanzia mostrai di avere ereditato questi caratteri di famiglia; discendo da una razza che si è sempre distinta per immaginazione e temperamento facilmente eccitabile…»

Dopo gli studi inglesi si trasferì a Richmond, in Virginia, assieme alla famiglia, dove assunse il ruolo di luogotenente della guardia giovanile d’onore della città, celebrando la visita di Gilbert du Motiere de la Fayette.

Nel 1925 venne espulso dall’accademia di Richmond, in quel periodo tra l’altro si invaghì della madre di un suo compagno di studi, Jane Stith Stanard, la quale morì poco dopo. Poe la pianse più volte sulla tomba ma grazie a lei fu ispirato a comporre più rime con vari nomi di donna tra le quali Helen, Eleonor, Irene e Paeau.
Successivamente si innamorò di Sarah Elmira Royster, fidanzandosi con lei prima di iscriversi all’Università della Virginia (fondata da Thomas Jefferson) per studiare lingue antiche e moderne; l’Università prevedeva regole rigide, ideali severi e un sistema di autogestione, nonché la lontananza da vizi quali gioco, alcol e tabacco.
Poe abbandonò anche l’Università dando la colpa per questa decisione al padre adottivo per non avergli conferito la giusta eredità, egli in realtà era fortemente indebitato con il gioco d’azzardo e profondamente rammaricato perché la sua ex fidanzata decise di prendere come marito Alexander Shelton.

Poe decise così di trasferirsi a Boston facendo lavori saltuari come impiegato e giornalista utilizzando il soprannome di Henri Le Rennet.
Nel 1827 si arruolò come soldato semplice nello United States Army e visto la sua continua difficoltà economica, nello stesso anno pubblicò anche il suo primo libro di poesie intitolato “Tamerlano e altre poesie”, che non ebbe però gran successo.

Dopo qualche anno (1829) morì la madre adottiva Frances Allan e solo dopo la morte della moglie, Allan decise di aiutare Poe ad entrare alla United States Military Academy di West Point; prima di entrare a West Point Poe trascorse un breve periodo di tempo a Baltimora con la zia Maria Clemm e sua figlia Virginia e proprio in quel periodo pubblicò il suo secondo libro “Al Aaraaf, Tamerlano e poesie minori”.
Ma anche la sua permanenza in accademia durò poco, infatti dopo la decisione del padre adottivo di rinnegarlo dall’eredità, Poe creò le condizioni per farsi espellere davanti alla corte marziale.

Nel 1831 pubblicò il suo terzo volume di poesie intitolato “Poems”, solo dopo la morte del fratello per alcolismo iniziò la sua difficoltosa carriera, dedicandosi completamente alla scrittura (anche se in all’epoca non era ancora prevista una legge sui diritti d’autore) e alla prosa, scrivendo un dramma intitolato “Il Poliziano”.
Negli anni successivi fu premiato per il suo racconto ”Manoscritto trovato in una bottiglia”, ma le sue condizioni psicologiche non erano delle migliori e continuavano a peggiorare, infatti in una sua lettera indirizzata a John P. Kennerdy egli scrisse:

«Sono in uno stato depressivo spirituale mai fino a ora avvertito. Mi sforzo invano sotto questa malinconia e credetemi, quando Vi dico che malgrado il miglioramento della mia condizione mi vedo sempre miserabile. Consolatemi Voi che lo potete e abbiate di me pietà perché io soffro in questa depressione di spirito che se prolungata, mi rovinerà..»

Nel 1835 Poe sposò segretamente la cugina tredicenne Virginia Clemm, mentre egli aveva 26 anni, le nozze divennero pubbliche solamente l’anno successivo a causa della giovane età della ragazza.

Nel 1837 scrisse uno dei suoi libri più famosi “Storia di Arthur Goldon Pym” riguardanti la narrativa del terrore, nell’anno successivo divenne assistente direttore alla rivista Burton’s Gentleman’s Magazine, dove pubblicò numerosi articoli, storie e recensioni oltre ai due volumi “I racconti del grottesco e dell’Arabesco“.
Da 1840 compose “La caduta della casa degli Usher”, “William Wilson”, “Il ritratto ovale”, “La vita della Morte”, “La maschera della morte rossa” e “I delitti della Rue Morgue” (considerato da molti il capostipite del genere poliziesco), “Le terre di Amhein”, “Il giardino nel paesaggio”, “Il pozzo e il pendolo”, “Il mostro di Marie Roget”, “Lo scarabeo d’oro”, “Il gatto nero”, “Il corvo” e altre poesie.

Nel 1846 si trasferì a New York con la moglie Virginia nel cottage di Fordham (odierno Bronx), anche se lei era già profondamente malata di tubercolosi, nonostante le varie pubblicazioni, i coniugi Poe vissero sempre in uno stato di profonda povertà. Virginia mori nel 1847.

Il dolore per la scomparsa della moglie si fece sempre più intenso, le sue condizioni di salute peggiorarono a causa del suo alcolismo, dell’utilizzo di oppio e del suo fragile stato psicologico; Poe tentò quindi prima di consolarsi in una relazione con la poetessa Sarah Helen Power Whitman, poi con il suo amore di un tempo Sarah Royster.
Qualche mese dopo venne trovato delirante lungo le vie di Baltimora, nonostante venne portato all’ospedale, mori domenica 7 ottobre 1849 per cause sconosciute.
La sua morte rimase comunque un mistero, considerando anche che i certificati di morte andarono perduti, alcune fonti affermarono che avrebbe potuto trattarsi di una “congestione al cervello” o “infiammazione cerebrale” dovute al suo uso prolungato di alcol e oppio, mentre altri fornirono come spiegazione alla sua dipartita uno stato tale di rabbia accumulato negli anni che sfociò anche in deliri e allucinazioni.

Secondo la visione di Poe la poesia aveva un’elevazione superiore alla prosa e risultava un atto divino di creazione, inoltre le storie avrebbero dovuto essere brevi e circoscritte, per far percepire ai lettori un momento preciso nella vita dei personaggi, creando così un’atmosfera di suspense, in modo da coinvolgerli dal punto di vista emotivo.

Avendo avuto una personalità molto complessa, divisa tra emotività e disperazione, ragione e immaginazione, egli riuscì a trasferire questo dualismo nelle sue opere, scrivendo talvolta in prima persona, come una sorta di confessione dei suoi stati d’animo, una vera confessione dell’inconscio, un monologo dove fece trasparire le sue emozioni più pure, le sue paure, la tristezza, l’odio, il senso di colpa, l’angoscia e le sue deviazioni.

A cura di Barbara Comelato – Foto Tom’s Harware

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui