Opinione generale è che il Tour de France 2020 sarà gara durissima, una tra le più difficili edizioni della corsa a tappe francese, presentata in questi giorni e che partirà da Nizza il 27 giugno, con una settimana d’anticipo per evitare concomitanze con l’Olimpiade giapponese.

Effettivamente ventinove salite fanno pensare ad una corsa veramente estenuante, considerando che già nella seconda tappa si scalerà il Col de Turini, mitica montagna del Rally di Montecarlo, e si salirà fino alla fine, perché nella penultima giornata ci sarà l’unica cronometro della corsa, che porterà, dopo trentasei chilometri, in cima a La Planche des Belles Filles.
Scalatori favoriti dunque nell’edizione numero centosette della Grande Boucle?
Il percorso direbbe quello, ma occorrerà avere una grande condizione durante tutte e tre le settimane, perché potrebbe bastare un solo giorno di debacle per dire addio, da parte di chiunque, ai sogni di vittoria; naturalmente conterà la squadra, così come conterà non solo essere bravi in salita, ma anche fortissimi discesisti, perché da qualche anno annotiamo che la maggior parte delle grandi corse a tappe si vincono, e perdono, spesso in discesa.

Chi potranno essere i favoriti della corsa è naturalmente un tantino presto per dirlo, perché a fronte di coloro che già hanno assicurato la propria partecipazione (Froome, Bardet, Alaphilippe), ci sono coloro che attendono (l’ultimo vincitore della maglia gialla, Bernal) di sapere quale sarà il percorso del Giro d’Italia; così come bisognerà aspettare di sapere i programmi di quelle formazioni che, avendo più capitani, dovranno decidere la composizioni delle squadre da inviare ai grandi Giri europei, da quello d’Italia alla Vuelta di Spagna.
Ciò non toglie che ci si attende spettacolo ed incertezza, anche se poi, spesso, le attese vengono vanificate proprio dalla durezza di percorsi più per asceti e fachiri che per corridori ciclisti; perché va bene che la corsa sia dura, vanno bene salite e tapponi, ma c’è un limite anche per chi corre in bicicletta ed è, sì votato alla fatica, ma da cui non si può poi pretendere che sia in forma non solo per le tre settimane del Giro o del Tour, ma nel corso di tutta la stagione, quella che una volta iniziava con la Milano-Sanremo e terminava ad ottobre con il Lombardia, ed adesso vede i corridori impegnati per tutto l’anno, sulle montagne come nel nulla di certi deserti, dove al massimo ci sono i cammelli, altro che gli spettatori!
Questa è la globalità del denaro che paga qualsiasi cosa ed ormai impera anche nel ciclismo, alla faccia dello spettacolo che non è solo il correre di ciclisti più o meno campioni, ma anche quello dei colori della gente, cui però servirebbe un po’ di disciplina in più per fare ancora più bello il ciclismo.

Divagazione a parte, ci aspetta davvero un Tour su cui è difficile fare pronostici, in attesa venga svelto anche il Giro d’Italia, quello che partirà dall’Ungheria e, almeno queste sono le ipotesi, sarà ugualmente difficile e spettacolare, per la gioia degli appassionati, un po’ meno di chi dovrà lottare e sudare per conquistare la maglia rosa.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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