ANGELA MERKEL BORIS JOHNSON EMMANUEL MACRON

I Campionati Europei di calcio stanno vivendo la loro fase finale, ventiquattro formazioni divise in sei gironi, sedi itineranti per disputare le partite che, mano a mano che si andrà avanti nel torneo, confluiranno per semifinali e finale a Londra.

L’evoluzione ha portato a questo, ma quarantacinque anni fa le cose erano un tantino diverse: trentadue formazioni ai nastri di partenza divise in otto gironi, si giocava un torneo con partite di andata e ritorno e le vincitrici di ogni girone a disputare i quarti, sempre con partite di andata e ritorno e, per finire, le migliori quattro in Jugoslavia per giocarsi il titolo.

L’Italia, uscita con le ossa rotte dal Mondiale di Germania del 1974, era inserita nel Gruppo 5, insieme ad Olanda, Polonia e Finlandia; le cose non andarono benissimo per gli azzurri, terzi nella classifica finale dietro all’Olanda ed alla Polonia, con gli “Orange” qualificati grazie alla miglior differenza reti.

Ai quarti giunsero coì la Cecoslovacchia, il Galles, la Jugoslavia (che aveva disputato le qualificazioni), la Spagna, l’Unione Sovietica, il Belgio, la Germania Ovest (il muro era ancora ben saldo e la Germania era divisa in due) ed appunto l’Olanda.

Il biglietto per le semifinali lo staccarono i tedeschi (1-1 e 2-0 alla Spagna), l’Olanda (5-0 e 2-1 al Belgio), la Jugoslavia (2-0 e 1-1 al Galles) e la Cecoslovacchia (2-0 e 2-2 all’Unione Sovietica), che si prepararono per il viaggio a Zagabria e Belgrado dove si sarebbero disputate le semifinali.

Il Torneo aveva sin dall’inizio una favorita d’obbligo, ovvero la Germania Ovest, campione in carica, avendo vinto l’edizione del 1972 e Campione del Mondo nel 1974; mentre l’avversaria più accreditata era certamente l’Olanda di Cruijff, acerrima rivale dei “panzer”, bella e folle visto che tanto erano bravi in campo, quanto erano non proprio professionisti integerrimi, gli orange, non appena la partita era finita, con mogli e fidanzate al seguito e birra che scorreva senza limitazioni.
Gli slavi, padroni di casa, ed i cechi parevano essere solo di contorno a quello che doveva essere il confronto di rivincita dei Mondiali e, guarda caso, le semifinali parevano essere il prologo ad un nuovo epico confronto tra il pragmatismo germanico e la spensierata follia olandese, ma ….

Le cose non sempre vanno come si vorrebbe ed il 16 giugno, a Zagabria, la Cecoslovacchia gioca un pessimo scherzo all’Olanda; nei novanta minuti fa tutto Ondrus, prima (19′) portando in vantaggio i suoi e poi (77′) regalando il pari agli avversari, così che si va ai supplementari, dove in quattro minuti (dal 114′ al 118′) Nehoda e Vesely portano i cechi ad una finale clamorosa!

Il giorno successivo, a Belgrado, sono i padroni di casa a fronteggiare i tedeschi, messi subito a malpartito, dato che il primo tempo finisce con la Jugoslavia avanti per 2-0, grazie alle reti di Popivoda (19′) e Dzajic (32′); i tedeschi però sono duri a “morire” e nella ripresa prima Flohe (65′) e poi il debuttante Dieter Muller (80′) rimettono le cose a posto, almeno di quel tanto per andare, anche qui, ai supplementari.

Mezz’ora ancora per decidere chi affronterà i cechi in finale, con gli slavi che tentano in ogni modo di mandare i tedeschi a casa, per una finale che nessuno aveva prospettato, ma senza poter fare nulla contro le altre due reti che, in soli tre minuti (115′ e 118′) lo scatenato Dieter Muller mette a segno.
Il 19 giugno, a Zagabria, Jugoslavia ed Olanda disputano la finale per il terzo posto e questa volta gli orange ce la fanno, con tantissima fatica e, manco a dirlo, dopo gli ormai fatidici supplementari; 2-1 per l’Olanda al 45′ (Geels al 27′ e W. van de Kerkhof al 39′ e Katalinski al 43′, che accorcia le distanze), 2-2 al 90′, con il pari siglato ancora da Dzajic all’82’ ….

Nei supplementari è ancora Geels (107′) ad andare in rete e questa volta il risultato non cambia più, 3-2 e Olanda sul gradino più basso del podio.
Il 20 giugno, a Belgrado, è invece il momento di assegnare il titolo e i giochi paiono scritti, con i tedeschi nettamente favoriti e d’altra parte basta leggere le formazioni per capire il perché:

Cecoslovacchia: Viktor, Dobias (Vesely 109′), Capkovic, Ondrus, Panenka, Masny, Nehoda (Biros 80′), Gogh, Svehlik (Jurkemik 79′); allenatore Jesek.

Germania Ovest: Majer, Vogts, Dietz, Schwarzenbeck, Beckenbauer, Wimmer (Flohe 46′), Bonhof, Hoeness, Dieter Muller, Beer (Bongartz 80′), Holzenbein; allenatore Schon.
Arbitro, l’italiano Sergio Gonella (che arbitrerà la finale del Mondiale 1978 tra Argentina ed Olanda
).

Perso per perso, i cechi partono fortissimo, vanno in vantaggio all’8′, con Svehlik, e dopo soli 25′ sono già sul 2-0, grazie al raddoppio di Doblas; la partita pare avviata verso un risultato clamoroso, che potrebbe subito ulteriormente arrotondarsi visto che i tedeschi sono in serissima difficoltà, l’esperienza però è una virtù ed i panzer riescono a stringere i denti e superato il momento peggiore, riducono subito le distanze con il “solito” Dieter Muller (28′).
Il secondo tempo è un assalto alla porta di Viktor, che però pare insuperabile, arrivando in ogni dove; difendersi ad oltranza però è pericoloso, specie quando di fronte si ha una super corazzata e gli sforzi germanici ottengono il risultato inseguito quando alla fine non manca che un minuto; è Holzenbein a siglare la rete del 2-2 che certifica come l’edizione del 1976 sia l’europeo dei …. tempi supplementari!

La mezz’ora supplementare non porta però cambiamenti al risultato; piove, il campo è pesante ed i giocatori sono stanchissimi e saranno quindi i calci di rigore a decretare chi solleverà il Trofeo, la Coppa Europa 1976.
Il sorteggio dice che sarà la Cecoslovacchia a tirare per prima ed è Masny a presentarsi per primo sul dischetto; sette rigori tutti messi a segno, da Masny appunto, seguito da Nehoda, Ondrus e Jurkemik, mentre per i tedeschi vanno in rete Bonhof, Flohe e Bongartz ….
il quarto rigorista tedesco è Uli Hoeness, fortissimo attaccante del Bayern Monaco, che però è come tutti stanchissimo e calcia oltre la traversa, tra la disperazione sua e dei compagni di squadra.

Sul dischetto va quindi Panenka, può essere l’atto finale della competizione ed il caco sceglie di dargli un tocco in più di suspance, calciando un “cucchiaio” che si spegne lemme lemme alle spalle di Sepp Maier; la Cecoslovacchia è Campione d’Europa, clamorosamente quanto meritatamente!

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani- Foto

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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