Vi ricordate i film di Stanlio e Ollio, di Charlotte o Buster Keaton? Quei film muti, dove i dialoghi non c’erano e la comicità era puramente non verbale? Beh, se avete visto quelle pellicole vi ricorderete senza dubbio di un comico che negli ultimi anni ha ripreso quel modo di far ridere. Il suo nome è Martin Scozzese, il Grande Mago alias Alessandro Politi (classe 1976), da Savignano sul Rubicone. Politi si è fatto conoscere al grande pubblico nel programma Zelig, interpretando un personaggio fuori dalle righe, un mago scozzese che non diceva una parola, ma faceva ridere a crepapelle. Proviamo a domandare (sperando che risponda a parole), al Grande Mago, come è cominciata la sua carriera nel mondo dello spettacolo.

Alessandro, quando hai scoperto la tua passione per la comicità?

“Beh, veramente, io non volevo fare il comico ma l’ attore drammatico (ride n.d.r). Avevo scelto di studiare ingegneria, perché con i numeri ci sapevo fare. E’ successo tutto per caso, anche se ho scelto quel tipo di scuola, dentro sapevo di voler fare altro. Insomma, io sognavo di fare l’ attore serio, ma al mio debutto in scena la gente si è messa a ridere e alla fine sono stato invitato a fare un provino comico”.

Come è nato il personaggio di Martin Scozzese?

“Martin Scozzese, che successivamente è diventato Grande Mago, per colpa di Claudio Bisio che lanciò questo tormentone, è nato perché, fin da bambino, adoravo Stanlio e Ollio, soprattutto una scena in particolare del film i Legionari, in cui ballavano un balletto demenziale vestiti da scozzesi. Oltre a questo, adoravo la magia, avevo un sacco di libri di Silvan, le prime scatole, insomma nacque da un insieme di cose. Sono entrato sul palco con un kilt e una cornamusa e mi sono inventato uno spettacolo di magia dove, vista la tirchieria del personaggio, non spariva proprio nulla”.

E’ più complicata la comicità non verbale di quella verbale?

“Quella non verbale è molto più difficile da portare avanti, è risaputo. Non è semplice anche quella verbale, ma in questo caso dipende molto dalla battuta che un comico dice. Nella comicità non verbale non c’è battuta e devi far ridere attraverso uno sguardo o un movimento. Credo che nasca tutto da dentro, non si può insegnare”.

Alessandro, come sei arrivato a Zelig?

“Ci sono arrivato in treno (ride n.d.r). No scherzo, Zelig è stata una bella esperienza. Ci sono arrivato attraverso un provino. Quando mi sono presentato non avevo battute e tantomeno pezzi. Mi sono vestito da scozzese, ballando come un cretino e gli storici autori del programma Gino e Michele mi dissero che, anche se non facevo niente, lo sapevo fare molto bene e così è partita la mia avventura”.

A “Quelli che il calcio” invece?

“Ero andato a partecipare a una puntata per sostenere il Cesena. Quella puntata aveva riscosso molto successo e così mi è stato chiesto di rimanere per tutta la stagione”.

Il tuo essere romagnolo, ti ha aiutato per quanto riguarda la comicità?

“Credo di sì. La leggerezza del romagnolo è qualcosa che è presente dentro di me, mi aiuta a non prendere certe cose sul serio, soprattutto sul lavoro. In questo campo, oggi sei in cima e domani ti ritrovi nel dimenticatoio, quindi è facile montarsi la testa e poi cadere giù. Noi romagnoli siamo così, un po’ patacca come si dice da queste parti, sia per quanto riguarda il lavoro che il divertimento”.

Stai studiando anche da attore vero?

“Sì, è da un po’ di tempo che partecipo a corsi e stage. Mi sono riavvicinato alla teatro drammatico, cominciando a frequentare, di nuovo, la mia vecchia compagnia teatrale Fuori di Scena di Cesena. A beve inizierò a girare una web series sperimentale. Un Horror-Comico, insomma una specie di screen test per vedere se il mio faccione può funzionare, ma soprattutto se sono in grado di tenere una parte in maniera seria e drammatica, senza ricadere sempre nella comicità”.

Alessandro, secondo te la tv può aiutare anche in questo tipo di carriera?

“La televisione non credo possa aiutare a diventare attori. In Italia, mi dispiace dirlo, per entrare in questo mondo basta fare il Grande Fratello e Uomini e Donne. Questo, però, livella verso il basso la qualità degli attori italiani che risultano poco credibili all’ estero, rispetto ad altri che, invece, studiano in accademia e fanno grossi sacrifici. In giro, ci sono tantissimi attori di talento che continuano a recitare solo a teatro, perchè non provengono da trasmissioni gossippare televisive e proprio per questo non finiranno mai in un film. Recitare è una professione seria che va fatta con metodo, studiando tanto e impegnandosi fino allo sfinimento. Anche se sono 12 anni che faccio televisione, non mi sento un attore completo e formato. Sul piccolo schermo interpreto la parte del cialtrone, ma quella è una cosa che viene spontanea. Per fare tutto il resto, avrò ancora bisogno di imparare e mettermi in gioco”.

Oltre alla web series, stai lavorando a qualche altro progetto?

“Sto preparando un nuovo personaggio, molto romantico per la tv e lo conoscerete quest’ inverno. A Settembre, invece, uscirà il mio romanzo d’ amore, scritto insieme alla mia coautrice Giovanna Senatore. E’ una storia romantica, d’ amore ma leggera, un po’ comica, ma non posso dire di più. Comunque sono contento di vivere questa nuova esperienza che mi porterà in giro per l’ Italia a presentarlo. Questa avventura è molto diversa dal cabaret e quindi sono emozionato, molto di più rispetto al mio debutto sul palcoscenico”.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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