Sono già trascorsi 30 anni da quando la mafia palermitana dichiarò guerra allo Stato attraverso gli attentati a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino, i due magistrati che hanno rivoluzionato la lotta al sistema mafioso. Furono tra i primi a capire che per colpire i clan radicati sul territorio siciliano bisognava aggredire innanzitutto i loro capitali.

Grazie alle loro innovative indagini patrimoniali, si passò dall’immagine della vecchia mafia con coppola e lupara alla visione moderna di Cosa nostra come una Spa, un impero epocale di aziende e patrimoni immobiliari, capace di stringere accordi con imprenditori, professionisti e le più alte cariche politiche in diverse regioni d’Italia e nel panorama internazionale. È con i due magistrati siciliani che assume un ruolo centrale nelle indagini la figura del pentito: le rivelazioni fatte dall’ex capomafia Tommaso Buscetta al giudice Falcone costituiscono la base del più importante procedimento giudiziario contro Cosa nostra: il Maxiprocesso, che ricostruisce per la prima volta l’intero organigramma della mafia siciliana e porta all’ergastolo dei principali boss della mafia, a partire da colui che la sentenza riconosce come il Capo dei Capi, Totò Riina.

Durante quelle serrate indagini Falcone e Borsellino persero la vita al servizio dello Stato che a tratti è apparso perfino distante.

Giovanni Falcone aveva 53 anni. Sua moglie Francesca Morvillo 46. Gli agenti della scorta Antonio Montinaro e Rocco Dicillo 30, Vito Schifani 27. Al loro posto, ora c’è un monolite di mattoni di colore rosso sangue. Ci sono i nomi, la data, i fiori, un fico d’india, un luogo abbandonato al vento. Giovanni Falcone non è morto sul colpo e nemmeno sua moglie, Francesca Morvillo. Avranno ancora trenta minuti di vita e di respiro dentro all’abitacolo.

Esibizione di forza e anche di sfida. Perfezionata in modo clamoroso con il boato di Capaci, due mesi più tardi, poi con l’eliminazione di Paolo Borsellino, 57 giorni dopo, 19 luglio 1992, autobomba in via D’Amelio. 

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Imagoeconomica

Il Direttore Editoriale Carlo Costantini

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