Si è concluso tra le lacrime, gli abbracci dei colleghi di partito e la danza di alcuni deputati maori, l’ultimo discorso di Jacinda Ardern davanti al Parlamento neozelandese.

L’ex premier si è voluta congedare con una riflessione a cuore aperto sul significato della politica e della ‘leadership’, a partire dal suo carattere e dalla sua esperienza, prima di attivista di partito e poi di politica con responsabilità di governo, augurandosi che la sua carriera possa essere di ispirazione.

Indossando un korowai, il tradizionale mantello maori che le è stato regalato durante il suo mandato, ha raccontato ai parlamentari che spesso era troppo nervosa per mangiare prima del ‘question time’: “Si può essere ansiosi e sensibili e mostrare i propri sentimenti”, ha detto. “Si può essere una madre o no, un ex-mormone o no. Una secchiona, una che piange, una che abbraccia, potete essere tutte queste cose e non solo potete essere qui, ma potete anche guidare (il Paese, ndr) proprio come me”.

Durante l’intervento Ardern si è descritta come una persona apprensiva, “una che piange e abbraccia”, ma che preferisce “essere criticata per essere una che abbraccia piuttosto che per essere senza cuore”.

Dal punto di vista politico, nel suo ‘valedictory speech’ l’ex premier della Nuova Zelanda ha ripercorso le tappe più significative del suo mandato, dall’attacco terroristico alla moschea di Christchurch nel 2019 alla pandemia, ma ha voluto mettere al centro del suo messaggio, la battaglia per il clima.

Il suo lascito: l’azione sul clima – Nel suo discorso, Ardern ha ricordato che quando è diventata premier sapeva di voler mettere in primo piano il cambiamento climatico – “ci credevo allora e ci credo ancora adesso […] Abbiamo visto in prima persona la realtà del nostro ambiente che cambia” – e oggi ha chiesto al Parlamento di mantenere il tema al centro rimuovendo le divisioni politiche.

Le incognite della pandemia – Una delle cose più difficili del Covid-19 sono state le incognite, ha detto Ardern: “Un discorso di commiato non è il momento di riassumere una pandemia, nessuno ha il tempo per questo tipo di terapia di gruppo”.

L’ex premier si è detta grata che “la scienza sia dalla nostra parte” e ha sottolineato il tema della disinformazione: “Il dibattito è fondamentale per una democrazia sana, ma le teorie complottiste sono la sua nemesi”.

Riguardo alle critiche che a volte le hanno fatto perdere le staffe, Ardern ha ammesso che non sempre è riuscita a dare risposte, ma “siamo entrati (nel periodo pandemico, ndr) come nazione con l’obiettivo di prenderci cura gli uni degli altri e ci siamo riusciti”.

La ferita di Christchurch – Gli attentati di Christchurch nel 15 marzo del 2019 sono stati uno dei momenti cruciali del suo mandato. In proposito Ardern ha detto di avere ancora difficoltà a parlarne, ma che la comunità musulmana l’ha “commossa oltre ogni dire”.

Non sapeva cosa aspettarsi quando ha incontrato uno dei sopravvissuti subito dopo la strage, ha detto: “Quello che è avvenuto dopo è uno dei ricordi più profondi che ho di quel periodo, ci ha ringraziato, qui c’era qualcuno che aveva vissuto una delle esperienze più orribili che potessi immaginare e ha ringraziato la Nuova Zelanda e ha espresso gratitudine per la sua casa”.

Al termine del discorso l’assemblea le ha tributato un lungo applauso.

Jacinda Ardern si è dimessa a gennaio, dicendo di non avere più la forza di guidare il Paese e di non voler correre per la rielezione in Parlamento.

Nonostante la popolarità all’estero, l’aumento dell’inflazione, la criminalità e le controverse riforme su acqua e agricoltura hanno minato il suo consenso nell’ultimo anno di mandato.

A cura di Televideo – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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