Di quale partita di calcio sto parlando? Di nessuna, perchè l’1-1 è il risultato della tornata elettorale che ha visto andare al voto la Calabria e l’Emilia-Romagna nella scorsa domenica, con una Regione finita in mano al Centro-desta e l’altra rimasta a giuda del Centro-Sinistra.
Rispettate le previsioni dunque? Tutto è andato come anticipato dai sondaggi? E la tripolarità emersa fortissima nelle elezioni politiche del 2018? Infine, che ha vinto e chi ha perso?

Eh eh eh, quante domande, e quanto è facile (o difficile) rispondere? Si, perchè non tutto è andato davvero secondo le previsioni (di tutti o di alcuni non è importante), mentre altro ha effettivamente rispettato le attese, così come ci sono dati coerenti rispetto alle singole regioni ed altri che paiono frutto di realtà non facenti parte della stessa nazione e distanti (nei comuni più vicini) appena 400 chilometri, quasi che invece che quelle di Emilia-Romagna e Calabria, le elezioni fossero avvenute in Portogallo ed Estonia, giusto per fare due nomi piuttosto agli antipodi sotto ogni punto di vista.
Veniamo al dunque, partendo dalla Calabria, dove è stata rispettata l’alternanza dei vincitori delle ultime tornate regionali, dove centro-destra e sinistra stanno al governo una volta uno e la volta dopo l’altro; così è stato anche in questa occasione, con la politica di lungo corso Jole Santelli che ha trionfato anche oltre i dati previsionali.
Calabrese, conosciutissima, in politica fin dalla militanza nel PSI ed entrata nella prim’ora di Forza Itala, la Santelli ha portato avanti una campagna elettorale senza alzare i toni beceri visti da altre parti; d’altronde non è nelle sue caratteristiche personali di andare contro, e la campagna propagandistica è stata lo specchio della sua forza, della sua persona, indubbiamente dotata di una carattere forte, ma sempre con correttezza e senza ricevere quel sostegno da parte degli alleati di coalizione, probabilmente neppure cercato e voluto.

La vittoria della Santelli non era d’altra parte in discussione, al di là di quali sarebbero stati i numeri effettivi, semmai ha fatto specie il risultato dei partiti, con il PD primo come voti raccolti dal simbolo e Forza Italia capace di essere invece la più votata se al simbolo partitico sommiamo le preferenze della lista Santelli e di quella della Casa delle Libertà.

A stupire è in effetti il risultato del partito berlusconiano, oggi ridotto ai minimi termini in molte altre regioni italiane (2,56% in Emilia-Romagna) e chissà quanto “pesante” (o ingombrante) nella coalizione di centro-destra, dove Lega e Fratelli d’Italia sono cresciuti certamente, ma senza fagocitare il Cavaliere ed i suoi adepti come (avrebbero) voluto.
Diverse le cose ed il risultato finale in Emilia-Romagna, dove Stefano Bonaccini è stato confermato al vertice della regione, nonostante molti sondaggi prevedessero il contrario e nonostante una campagna più da referendum che elettorale nel vero senso della parola, portata avanti dal leader leghista Salvini.

Vero che, anche in una regione rossa per antonomasia, non c’è stato un plebiscito finale per il presidente uscente, ma è altrettanto vero che mai si era vista una tale campagna elettorale portata avanti da una delle parti contendenti, con oltretutto chi non era personalmente della partita, spendersi anima e corpo in ogni dove ed in ogni quando, anche con toni e modi che hanno sollevato animi e proteste.

Non esprimo opinioni e mi limito ad osservare ed annotare i fatti successi, ma già solo al confronto con la Calabria c’è una distanza siderale tra la campagna elettorale delle due candidate presidenti, con la Santelli in prima fila personalmente, mentre la Borgonzoni aveva il tutor (o bisognerebbe dire il capo?), con lei sempre un passo indietro a chi è stato l’assoluto protagonista della campagna elettorale emiliano-romagnola.

Si può dire il contrario anche solo seguendo il frullare di Salvini? Non entro nel merito di ciò che ha fatto e detto, mi limito solo ad annotare che è stato in ogni dove, senza trascurare l’esserci sempre e comunque; se poi questo sia stato il voler avere l’imprimatur di capo indiscusso, anche in Emilia-Romagna, attraverso la Borgonzoni, posso pensarlo (e non sono eventualmente il solo), cercando di mettere in un angolo gli alleati e non solamente gli avversari, senza per altro riuscirci e (forse) anche con qualche sassolino in più finito nelle scarpe della sora Giorgia e del cavaliere…

L’esito finale della contesa ha invece arriso al candidato che si presentava inizialmente come sfavorito, quello che riscuoteva minor credito, nonostante fosse il governatore uscente, quello che ha condotto una campagna elettorale a voce bassa e senza usare mai la grancassa né dando addosso alla controparte, pur se con un sostegno evidentemente sottovalutato come quello delle “sardine”, capaci di riempire le piazze più e meglio di altri, persino in contemporanea.

E le stelline? Fatto un passo indietro il capo politico, ininfluente per la tornata elettorale visto quanto orai sta sui “maroni” a tutti, gli ex trionfatori dei seggi italiani si sono risvegliati ancora una volta tritati e pesti, e lo sono stati ancor di più che in altre regioni, perché più passa il tempo e più la gente si rende conto di quanto alta sia l’inadeguatezza e l’incapacità di chi, quando non si è più trattato di gridare contro ma di fare, abbia dato dimostrazione.

Vero che queste sono elezioni regionali e quindi ci sia un diverso atteggiamento rispetto alle politiche ed anche alle europee, però le aspettative della gente, l’affidarsi a qualcuno nuovo o che pareva portare una ventata nuova nella politica e nella vita italiana, si sia poi scontrata con la realtà, con il dover guidare un paese che avrebbe bisogno di tornare indietro di duemila anni ed essere rifatto da capo, a partire da chi lo abita e ne determina in assoluto le fortune.

Tutti abbiamo la ricetta della felicità, la soluzione ad ogni questione, peccato che poi praticamente nessuno sia capace di ottenere queste cose anche solo per se ed eventualmente chi ne è in grado si guarda bene dall’uscire dal proprio personale, cosa che invece fanno quelli che con chiacchiera, spesso becera e prepotente, si assurgono a guida del gregge, un gregge belante in cui pensare e ragionare con la propria testa sono attività pressoché sconosciute.
1-1 e palla al centro, si ricomincia e vedremo chi ha imparato qualcosa e chi no, e chissà se dopo le sardine sarà la volta delle alici, dei lombrichi, delle api e di chissà che, facendo attenzione però, perché chi doveva mangiare le sardine ha finito per fare indigestione…

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Marco Iorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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