Cesena probabilmente non avrà la sua zona Cesarini, il goal dell’ultimo istante degli anni trenta che Renato siglava ai portiere avversari, rimarrà per la patria bianconera quel solo ricordo storico di un calcio ancora pulito.
Alla società bianconera rimangono pochi giri d’orologio per fare un traversone da campo a campo. L’iscrizione al campionato cadetto sarebbe necessaria non solo per mettere al riparo il titolo sportivo e salvare una storia straordinaria che ha unito la Romagna nel grido di Forza Cesena.
Sarebbe determinate per fare vivere il calcio a Cesena.

Forse aveva ragione il compianto Vincenzo Bellavista, quando anni fa mi chiese se per Edmeo Lugaresi era condivisibile unire le forze economiche; e, oltre a costruire uno stadio da 50.000 posti, avere uno squadrone per dare del filo da torcere ai grandi club.

Spesso però il campanilismo, la rivalità sugli spalti, come giusto che sia, non mette in luce il buon senso comune, ma allontana… (autem diabolicum) Perseverare è diabolico nell’errore. E, così per orgoglio, si prosegue su strade diverse senza pensare al domani e alle sofferenze che il futuro ti riserva.

Il Ravenna è caduto e pare non rialzarsi più, Il Forlì sono lontani anni luce i periodi del vulcanico presidente Bianchi, il Rimini vede un po’ di luce dopo l’ultima promozione, il Cesena rischia di scomparire dopo due gestioni scellerate. E, se mai accadesse la fine bianconera in Romagna, allora sono perfettamente in linea con il pensiero del Presidente Grassi che cita: “Ormai gli imprenditori ti danno soldi per una sponsorizzazione, ma vogliono evitare di entrare in società. Non abbiamo fatto breccia, solo tre-quattro persone hanno dato la loro disponibilità. Il calcio professionistico di C è allo stremo, le prime 400 persone che entrano allo stadio servono solo per pagare le spese di apertura dell’impianto. Serviva il rating delle società, non è stato fatto. Noi rappresentiamo un grande momento di appartenenza, la nostra società deve saper trasmettere valori. Purtroppo il nostro calcio vive una crisi profonda, non c’è la governance, la Federcalcio è commissariata. Ormai la serie C ha i costi e gli obblighi della serie B, senza poter contare su alcuna entrata. Io credo che ci sia la volontà di affossare questa categoria per sostituirla con le seconde squadre di serie A“.

Dunque negli anni si andrà verso la direzione che la Romagna per vivere di Calcio che appartiene più all’economia falsificata che al campo, avrà un’unica squdra? Se a Cesena non arriveranno più la Juventus, il Milan, il Bologna, il Napoli, l’Inter, la Lazio, la Roma non è da escludere che caleranno sensibilmente gli introiti comunali, il commercio, l’artigianato e gli stessi tifosi, mentre aumenteranno i tributi. Non credo che da Ravenna o da Rimini si sposteranno per vedere un Cesena-Martorano darsi battaglia e viceversa. Ognuno rimarrà abbottonato con il cappotto al freddo nel proprio borgo e nemmeno al bar perchè non ci saranno le immagini delle squadre nel piccolo schermo in diretta.

E mi chiedo ancora dove andranno a giocare e a crescere migliaia di bambini? Quanti osservatori passeranno da queste parti a prendere visione del loro talento per dare a loro una garanzia di carriera? Allora come posso non pensare che la musica è finita e gli amici se ne vanno piuttosto a San Siro, al Mapei o addirittura al Dall’Ara per vedere i mostri sacri del calcio.

Questa distruzione bianconera che ha sconnesso anche la politica costerà cara, molto cara al territorio non solo dal punto di vista finanziario, ma d’integrazione sociale e appartenza popolare.

A casa nostra mio padre mi ha sempre insegnato che la felicità la puoi raggiungere quando combatti fino in fondo per avere un sogno che riponi nel cassetto. A Cesena ci hanno tolto pure la voglia di sognare e non vedere più la maglia del cavalluccio fare la guerra contro il Toro. E’ come perdere un genitore, un amico sincero.

Se addirittura penso che il San Marino per giocare ha chiesto il campo del Castiglione, mi chiedo se non stiamo andando contro un suicidio del nostro calcio di vicinanza.

E non finisce qui… vero o non vero che dopo gli Europei del 2019 il Dino Manuzzi potrebbe essere smantellato del tutto per dare spazio a nuove opere edili popolari e commerciali?

Cosa rimarrà ai nostri figli, alle generazioni del domani e chi avrà il coraggio di alzare il vessillo bianconero investendo sotto la dittatura delle l’hobby, dei poteri forti milioni di euro?

Forse Edmeo Lugaresi e Vincenzo Bellavista stanno già giocando insieme un calcio da Paradiso, mentre noi siamo sulla barca di Caronte e questa volta rischiamo seriamente di rimanere all’inferno per sempre, come i nostri del vicinato?

Ma chi ha peccato oltre a non avere il perdono di noi romagnoli non lo avrà mai nemmeno da se stesso, perchè il male più brutto mentri vivi è quello di sapere dentro di te che non hai ne un cuore, ne un’anima, ma hai solo sentito cantare il gallo tre volte vicino agli ulivi…

Chiedo scusa ai miei concittadini se ho scritto delle nostre antagoniste vicine… Ma i Malatesta hanno regnato e fortificato nelle nostre rocche sotto l’emblema dell’Elefante, forse e dico forse per vedere il grande calcio negli anni avvenire occorrerà studiare nuovamente Giovanni Pascoli: “Romagna solatia, dolce paese…”

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Vittorio Calbucci archivio storico

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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