La libertà di stampa, in particolare quella di manifestazione del pensiero, sotto ogni sua forma, è un diritto previsto dalla nostra costituzione.
Un comma dell’articolo 21 recita infatti che “tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Peccato che non tutti i paesi siano dotati di una costituzione e di diritti che permettono a tutti i professionisti del settore di dormire sogni tranquilli.
Come in Turchia dove un reporter italiano, Gabriele Del Grande è ancora in arresto per aver cercato di reperire sul Bosforo informazioni per il suo nuovo libro.
Le sue opere sono spesso opere pacifiste, che vanno a sviscerare le cause anche più nascoste delle guerre, della corruzione e di molti problemi nelle società, e non solo in quella italiana.
Quindi il fatto che possa dare fastidio a molti non stupisce, anzi prima o poi era nell’aria che qualcuno si sarebbe arrabbiato.
E cosi è successo. Il giovane giornalista italiano è stato arrestato ed è trattato come un criminale nazista in un carcere chissà dove in Turchia.
Si sa solo che ha iniziato uno sciopero della fame, per protesta, perchè si è sentito abbandonato da tutti, da un paese quello italiano che evidentemente non sta facendo abbastanza per trovare una soluzione almeno di mediazione col rigido governo turco, nonostante le dichiarazioni di Alfano.
Non che ci sia da meravigliarsi, perchè il paese del Bosforo per eccellenza, è sotto l’egemonia totalitarista di Erdogan che ha vinto anche le recenti elezioni, anche se con più di un sospetto brogli.
E il nuovo/vecchio leader turco non è nuovo a questi episodi.
Anche lo scorso anno ha fatto arrestare un enorme numero di persone, colpevoli di aver manifestato la loro opinione contraria su certe leggi e decisioni prese dal governo.
Ecco perchè l’ottimismo intorno alla liberazione di Gabriele è scarso, perchè l’Italia, come insegna la vicenda Marò, non è il paese migliore nelle mediazioni e la Turchia difficilmente farà retromarcia.
Però un processo equo, almeno un avvocato che possa permettere un trattamento e una difesa almeno dignitosa dovrebbe essere un diritto inalienabile, così come quello di poter manifestare liberamente il proprio pensiero, anche nei paesi più totalitaristi come è la Turchia.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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