Tagli, tagli e ancora tagli. Oltre alla sanità, il governo sta tagliando anche sulla pubblica istruzione. In particolare, la scure di Renzi si è abbattuta, non solo sulle scuole primarie, secondarie e superiori, ma anche sulle tanto amate e odiate Universita’.

Mancano i soldi per gli stipendi dei professori e così gli insegnanti sono costretti ad andare in pensione anzitempo. Anche se molti continuano a resistere, mantenendo come dei guerrieri, il proprio posto di lavoro. Ma l’ università italiana, in questi ultimi anni, sta perdendo colpi e non è un modo di dire. Ormai, ci sono più laureati che matricole e il futuro sembra sempre più fosco. Se si va avanti di questo passo, molti atenei saranno costretti a chiudere. Nel nostro paese ci sono università antichissime che hanno secoli di storia. Chiudere anche una sola di queste strutture, vorrebbe dire la morte della cultura in una nazione che, da tutti, è sempre stata definita la culla della civiltà. Se un tempo i giovani si iscrivevano alle università, si laureavano, entrando, successivamente, nel mondo del lavoro dalla porta principale, ora i giovani scelgono direttamente il lavoro, senza passare dallo studio. Ma le nuove generazioni non vogliono intraprendere un percorso accademico, semplicemente, perchè oggi, una laurea, conta meno di un diploma. La crisi ha distrutto i sogni di milioni di giovani. Il livello di eccellenza dei nostri atenei si è talmente abbassato, nel corso degli anni, che i laureati hanno meno conoscenze dei loro colleghi diplomati. Diciamocela tutta, molti laureati del 2015, non sono nemmeno paragonabili a quelli di 30 o 40 anni fa. Poi c’è anche da sottolineare il fatto che le università italiane costano davvero troppo e le famiglie non riescono più a sostenere la spesa. Nonostante questo, però, il rapporto qualità prezzo risulta sbilanciato per quanto riguarda la qualità. Per molti non vale la pena sprecare soldi e tempo nell’ istruzione. Io non posso dare torto a queste persone che si trovano a scegliere tra una vita precaria da laureato e un’ altra da operaio, difficile sì (vista la crisi), ma almeno con qualche soldo in tasca.

La malattia che ha colpito, così profondamente, l’ istruzione italiana è talmente grave che nemmeno il miglior medico al mondo potrebbe fare il miracolo. Qui si parla di anni di corruzioni e ruberie che hanno, letteralmente, messo in ginocchio l’ insegnamento, nel nostro paese. A pagarne il prezzo più alto, come sempre, sono stati professori e studenti. Entrambe le categorie si sono trovate in mezzo a una guerra tra bande. Fino a che si è potuto succhiare si è succhiato, ora che il liquido è finito, non resta altro che dichiarare l’ ora del decesso. Vorrei dirvi che sono fiducioso e che le nostre scuole risorgeranno dalle proprie ceneri, ma vi direi una grossa balla. Fino a quando i governanti continueranno ad alimentare il proprio popolo con frasi fatte e slogan, la cultura sarà sempre vista come un corpo estraneo. Vogliamo, veramente, arrivare a questo punto?

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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