Ricordate il tormentone pubblicitario che ci accompagnava qualche anno fa, più precisamente nel 1993, quando un condannato a morte chiedeva di fare l’ultima telefonata ed iniziava una conversazione fiume, lunga quasi come il tempo per fare il nuovo governo?
Non so se mentre Antonio Meucci ed Alexander Bell lavoravano ad un’invenzione nuova che avrebbe cambiato il mondo, riuscivano ad immaginare anche solo lontanamente a cosa avrebbe portato quell’apparecchio che permetteva di parlare con un’altra persona non presente nello stesso luogo, ma so senza ombra di dubbio che effettivamente il loro lavoro, brevettato da Bell nel marzo del 1876 e motivo di controversia ancora non del tutto chiarita, ha cambiato per l’eternità il modo di interloquire tra le persone.

Certo oggi nessuno pensa a Bell ed a Meucci quando mette la mano in tasca e tira fuori una tavoletta chiamata cellulare, smartphone, IPhone o come diavolo volete e, per quanto anacronistico, in pochi lo usano davvero per telefonare, vicino o distante che sia l’interlocutore.

Pensavo oggi che ai tempi in cui ancora non utilizzavamo il cellulare, se in auto passavamo a prendere un’altra persona, giunti a destinazione scendevamo e suonavamo il campanello di casa, mentre oggi mandiamo un sms o, al più, facciamo il classico squillo d’avvertimento, e poi ci dicono che aumentano gli obesi e le malattie cardiache e/o legate allo scarso movimento! E ci credo, manco scendere e risalire in auto facciamo più!

Al di là degli scherzi, è comunque vero che è profondamente cambiato il nostro modo di comunicare, sempre meno fatto con un interlocutore fisico o, almeno telefonico, e sempre più legato a messaggi telefonici o social, ma con quali conseguenze, sempre che conseguenze ci siano?
E’ certamente comodo scambiarsi un messaggio, magari breve, cosa fattibile in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo siamo (anche in auto purtroppo, magari alla guida, e con conseguenze spesso tragiche); difficile non capirsi, nel caso, anche se messaggiare con un giovane è spesso, almeno per me, una cosa da fantascienza e non serve neppure ricordare l’antiquata stenografia dei tempi degli studi ragionieristici, perché quella era sicuramente più semplice!

E con i social invece? Beh, lì il discorso è assai diverso, anche perché spesso pubblico e più coinvolge e più cresce il guazzabuglio, perché la penserò in maniera sbagliata, ma quando ci si guarda negli occhi sono convinto si riesca a spiegarsi meglio; magari non si evita di insultarsi, ma è altresì meno facile che alla fine ne esca una rissa da saloon virtuale, in cui non ci sono botte ma gli insulti e le minacce la fanno assolutamente da padrone!

Ho recentemente parlato con un amico, professore di liceo, e questi si lamentava della incapacità di interloquire dei propri alunni, di intavolare e partecipare ad una discussione non solo su di un argomento scolastico, ma pure su qualunque argomento di attualità; mi raccontava della difficoltà di espressione di ragazzi che da un banco all’altro usano gli sms per comunicare, magari pensando di dare meno nell’occhio…

Sarà pure vero che oggi la vita è frenetica, che si corre di continuo, che tutto va seguito e non c’è più il tempo di parlarsi, ma pensiamo mai quanto sia bello incontrarsi e parlare? Raccontarci e scambiarci opinioni, idee, conoscenze? Guardarsi negli occhi è la stessa cosa di scriverci su di un social qualsiasi? Sorridersi mentre si fa una battuta crea, o può farlo, il marasma che viene fuori scrivendo senza essere visti dalla scrivania di un computer o dalla tastiera di un cellulare?

Sono sicuramente poco moderno io, ma la vita reale è quella dei social? Sapete cos’ha fatto il mio amico professore? Assegnato due compiti in classe, uno scritto e l’altro da eseguire attraverso un messaggio su di una pagina appositamente aperta; volete sapere il risultato? Poche sufficienze sullo scritto ed una rissa collettiva sul social, anche se in realtà il compito era il medesimo!
Una telefonata allunga ancora la vita? Chissà magari davanti ad un plotone di esecuzione si, mentre con un cellulare ho la sensazione che un sms sia più che sufficiente, anche se non sono così sicuro sia utile allo stesso modo.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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