Il silenzio della pornostar Stormy Daniels fu pagato, di tasca propria, da Michael Cohen, l’avvocato della Trump Organization. Un assegno da 130 mila dollari, versato nell’ottobre del 2016 a Los Angeles, poco prima delle elezioni presidenziali. Stephanie Clifford, il vero nome di Stormy Daniels, aveva avuto una relazione con Donald Trump nel 2006 e quei soldi erano serviti per convincerla a tacere con i media americani, a caccia di notizie sulle avventure sessuali del candidato repubblicano.

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Cohen ha inviato una precisazione al New York Times in cui si legge: «Né la Trump Organization né il Comitato elettorale di Trump sono stati coinvolti nella transazione con la signora Clifford. E nessuno mi ha rimborsato, direttamente o indirettamente». Conclusione dell’avvocato: «Il pagamento alla signora Clifford fu legittimo e non fu un contributo alla campagna elettorale o una spesa per le attività del comitato». È una nota che cambia la versione ufficiale di tutta questa storia. Finora sia l’avvocato Cohen che Hope Hicks, oggi direttrice della comunicazione alla Casa Bianca, avevano smentito le illazioni, suscitate da un’intervista rilasciata nel 2011 al magazine In Touch da Stephanie-Stormy Daniels.

Le domande aperte
Cohen, però, non chiarisce interrogativi che restano in sospeso: il futuro presidente sapeva che il suo avvocato stava tacitando l’attrice? Ci sono state altre «operazioni» del genere? «Stormy» e «The Donald» si erano conosciuti durante un torneo di golf in un resort vicino al Lake Tahoe, al confine tra California e Nevada. La giornata all’aria aperta, tra chiacchiere e scherzi, finì con un rapporto intimo. Era il 2006: Trump si era sposato da un anno con Melania, che aveva appena partorito l’unico figlio della coppia, Barron.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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