Non solo lo sguardo di Mattarella verso la giornata mondiale del risparmio, ma anche quello di Giovanni Tria, ministro dell’economia, il quale assicura: “In nessun modo il governo intende uscire dall’Europa e dall’euro. Non è mai accaduto che quando un paese europeo ha deviato dalle regole fiscali europee si sia discusso della volontà di appartenenza dei Paesi all’euro. Riportiamo le cose ai fatti perché rischia di risentirne il sistema bancario. Non ci basiamo su trucchetti contabili, la nostra crescita stimata è programmata e prudenziale. Il deficit non salirà oltre il 2,4% nel 2019 qualora non verranno centrati gli obiettivi di finanza pubblica”. I fondamentali economici non giustificano la crisi attuale e i livelli di spread perché c’è ancora un elevato grado di fiducia delle famiglia e delle imprese e della competitività internazionale.
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha affermato che l’Italia può fronteggiare senza rischi per le finanze pubbliche e per l’attività produttiva la fine del programma di Quantitative Easing della Banca Centrale Europea. Le riforme passate vanno integrate da ulteriori misure volte a favorire l’innovazione, innalzare la qualità del capitale umano, accrescere l’occupazione (in particolare quella dei giovani e delle donne), aumentare il grado di concorrenza nei servizi, migliorare le infrastrutture materiali e immateriali, rendere più efficace l’azione della pubblica amministrazione. L’analisi dei problemi è condivisa a livello nazionale e internazionale. Dal governatore della Banca d’Italia poi arriva l’allarme sullo spread, le conseguenze di un prolungato, ampio rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato possono essere gravi. Il loro incremento deprime il valore dei risparmi accumulati dalle famiglie e può determinare un peggioramento delle prospettive di crescita economica. Il rialzo dei premi per il rischio sul debito pubblico produce perdite in conto capitale che peggiorano la situazione patrimoniale delle banche; incide sul costo e sulla disponibilità dei finanziamenti che gli intermediari raccolgono sul mercato e sulla loro capacità di fornire credito all’economia. Il rialzo dei tassi di interesse sui titoli di Stato si riflette negativamente anche sul bilancio pubblico”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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