Manca solo l’ufficialità al passaggio di Stefano Sensi dal Sassuolo all’Inter, per completare la parabola in crescita di questo centrocampista nato ad Urbino il 5 agosto 1995, bravo tecnicamente e tatticamente, con una buona visione di gioco e capace di usare entrambi i piedi (e non solo per scendere dal letto); volendo trovargli un difetto, potremmo parlare dei suoi 168 centimetri di altezza, ma in mezzo al campo potete stare certi che sembra molto, ma molto più alto e quindi …..

Sensi andrà all’Inter in prestito per 5 milioni, con il riscatto fissato a 20, più due giovani, per una valutazione globale che si aggira sui 35 milioni; una bella plusvalenza per il Sassuolo che lo aveva prelevato dal Cesena per 3,5 milioni a gennaio 2016.

Proprio a Cesena, Stefano ha lasciato tantissimi estimatori ed ancor più rimpianti, perché il suo è stato l’ultimo Cesena in grado di giocare un campionato d’avanguardia e disputare, senza successo, i play off promozione; agli ordini di mister Drago, quella bianconera era una formazione giovane ma di tutto rispetto, a partire proprio da Sensi, aggiungendo i prestiti atalantini di Caldara, Kessie, Valzania (in prestito dopo la cessione all’Atalanta nell’estate precedente), il portiere Gomis (all’epoca del Torino), giusto per fare qualche nome.

Troppo frettolosa la cessione, si diceva, e troppo bassa la quotazione del ragazzo, anche considerando che Valzania era stato ceduto all’Atalanta per un valore complessivo di 6 milioni, ma il Cesena era in cattive acque e quei soldi servirono per terminare il campionato ed iscrivere la squadra a quello successivo, per cui si era fatta di necessità virtù ed il sacrificato era l’unico (di proprietà) che potesse portare qualche soldo nelle piangenti (e vuotissime)casse bianconere.

A Sassuolo, Sensi ha faticato ad imporsi, 19 presenze il primo anno, 19 il secondo (sempre agli ordini di Di Francesco), mentre con l’arrivo di De Zerbi sulla panca neroverde sono state 30 le presenze nell’ultima stagione, nel corso della quale sono arrivate anche le convocazioni di Mancini e l’esordio nella Nazionale maggiore, a Genk, contro gli Stati Uniti, con la prima rete in azzurro nella successiva partita contro il Liechtenstein, nel 6-0 di Parma.

Probabilmente, rispetto alle proprie capacità, Sensi ci ha messo un paio di anni di troppo a conquistarsi un posto al sole della Serie A, ma evidentemente con Di Francesco non ha mai trovato quella continuità d’impiego necessaria a trovare il passo giusto; il mister ex Roma è uno che vuole centrocampisti dinamici, mentre Sensi è più un calciatore di posizione che un corridore, anche se poi il suo senso tattico lo fa trovare al posto giusto nel momento giusto, cosa che invece gli chiedeva De Zerbi.

Volendo fare paragoni, Sensi ha caratteristiche simili a Pirlo o Verratti, cioè a calciatori tatticamente molto forti, sempre in movimento, ma non certo dei fondisti, anche se poi, come già detto, sanno essere là dove serve la loro presenza.

Probabilmente è anche una questione di maturità, non tutti sono pronti a diciotto anni, al di là di quello che paiono promettere e delle proprie caratteristiche, e forse Sensi ha avuto bisogno di maturare con calma, battendo qualche volta il naso in panchina, ma senza perdersi come avrebbe fatto chi non ha carattere; quello che certamente gli servirà in un Inter che, con Conte, deve tornare ad essere al vertice del nostro calcio dopo anni di affanni e risultati non all’altezza del blasone nerazzurro.

Tanti milioni dunque per un trasferimento (oggi) e tanti rimpianti (cesenati) per un ragazzo andato via troppo presto e, allora si, per una cifra piuttosto modesta se rapportata al valore; l’affare (economico) l’ha certamente fatto il Sassuolo, ma a Cesena sono tutti pronti a scommettere che quello tecnico lo farà l’Inter, augurando a Stefano Sensi tante soddisfazioni e tanti giorni di gloria calcistica.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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