Lo scopo di una pubblicità è quello di lanciare un messaggio e una delle insidie più comuni nell’ambito della comunicazione riguarda l’errata percezione di quel messaggio.

A finire nelle bufera – e non è la prima volta – è stato il marchio Dove, che ha diffuso uno spot da molti giudicato razzista: nelle sequenze si vede una modella di colore che si toglie la maglietta, “lasciando il posto” ad una ragazza bianca che compie il medesimo gesto, lasciando poi comparire una modella dai tratti ispanici.

Ora, il messaggio che si voleva diffondere è che il nuovo prodotto del famoso marchio, sia adatto ad ogni tipo di pelle e qualcuno lo ha colto; altri invece hanno puntato il dito contro la Dove che si è anche scusata ritirando lo spot e dichiarando che non vi era alcun intento razzista nella sua pubblicità.

Emblematico il fatto che Lola Ogunyemi, la modella nera dello spot, abbia scritto sul Guardian la propria opinione al riguardo, difendendo le intenzioni dei pubblicitari. Lei, ha scritto, non pensava affatto che la pubblicità potesse comunicare l’idea che le donne nere fossero “inferiori” o che la sequenza delle immagini potesse suggerire che grazie al prodotto una donna nera sarebbe diventata bianca. Ogunyemi ha dichiarato, senza panegirici, che avrebbe abbandonato il set, se avesse avuto questa sensazione.

Certo, è fondamentale pensare all’impatto che le immagini possono avere sul vasto pubblico, ma in questo caso, forse, è possibile che tutta questa ansia nel dare giudizi e nel vedere odio o razzismo anche dove non ci sono, sia il risultato scontato di una cultura che esalta la violenza e la divisione, che non aiuta più a confrontarsi con rispetto, bensì ci spinge allo scontro. Quello distruttivo.

E questa, è un’opinione.

A cura di Silvia Pari – Foto: Cronaca Social

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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