Centoundici miliardi. Tanto sfugge al fisco annualmente, secondo la commissione governativa sull’economia sommersa. E la lotta all’evasione al momento non sta incidendo più di tanto: nel nostro Paese gli esattori riescono a riscuotere appena l’1,13% del carico fiscale affidatogli.
Una percentuale misera se confrontata con il 17,1%, che rappresenta la media Ocse.

I numeri – Secondo i numeri dell’inchiesta pubblicata da Repubblica, l’evasione fiscale aumenta di anno in anno: 107,6 miliardi nel 2012, 109,7 nel 2013, 111,7 nel 2014. E i dati provvisori del 2015, contenuti nella nota di aggiornamento al Def, non fanno presagire un cambio di rotta. Il calo risulta di 3,9 miliardi e non c’è ancora una valutazione esatta del mancato introito Irpef dei lavoratori dipendenti irregolari: si tornerebbe solamente ai livelli del 2012.

Propensione all’evasione – La propensione a evadere l’Irpef da parte del lavoro autonomo ha raggiunto nel 2014 il 59,4%. Tradotto: solo quattro euro su dieci delle imposte sul reddito dovute da chi esercita un’attività non dipendente entrano nelle casse pubbliche. E il 55,9 per cento non viene neanche dichiarato. Trenta miliardi e 736 milioni evaporati ogni anno, ma la cosa davvero preoccupante è che in cinque anni l’aumento di questa evasione, dicono i dati della commissione presieduta da Enrico Giovannini, ha superato il 50%.

Problema Iva – A proposito di primati negativi, l’Italia è anche il Paese europeo che detiene il record dell’evasione dell’Iva. Il differenziale fra l’Iva dovuta e quella effettivamente pagata sfiora il 30 per cento e ammonta a più di 40 milardi. L’Italia rappresenta quasi un quarto dell’evasione Iva dell’Unione europea, contro il 15,3 per cento della Francia e il 3,9 per cento della Spagna.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui