Da oltre cinquant’anni continuano a cantare sui palchi italiani e non solo. Con la loro musica hanno fatto riflettere più di una generazione. Le loro canzoni hanno creato una frattura nello spazio-tempo, rendendo infinito tutto il resto. Per descrivere questa band italiana, basta una sola parola: Nomadi. E già, perché proprio come dei Nomadi, si sono sempre spostati da un posto all’altro, arrivando, però, dove volevano loro, in questo caso a Misano Adriatico, dove, in occasione della Notte Rosa, saranno presenti con loro “Come potete giudicar Tour”. Nel corso dei decenni, i componenti del gruppo sono cambiati, alcuni hanno preferito cambiare strada, altri sono caduti lungo il cammino, purtroppo, ma la forza di questo gruppo, nato nei mitici anni ’60, è rimasta immutata. Questo spirito è incarnato perfettamente da Beppe Carletti (classe 1946), tastierista, ma soprattutto leader e fondatore di questa band, avvenuta nel lontano 1963 insieme al cantante Augusto Daolio, scomparso nel 1992. ‘Io Vagabondo’, ‘Dio è Morto’, ‘Noi non ci saremo’, ‘Crescerai’ sono solo alcuni dei successi del gruppo emiliano che ora, saranno impreziositi dall’ultimo album dal titolo ‘Così sia’ (un omaggio a Augusto Daolio). Proviamo a fare qualche domanda a Beppe Carletti, per sapere qualcosa di più sulla musica e sui Nomadi.

Carletti, quanto è cambiata la musica in questi ultimi cinquant’ anni?

“Parecchio. Non solo la musica ma anche la società ha subito dei grandi cambiamenti. Dagli anni ’60, quando ho cominciato io, il mondo si è trasformato. L’ unica cosa che non è cambiata siamo noi. Si certo, alcuni elementi del gruppo sono diversi, ma l’ identità dei Nomadi è rimasta la stessa, anche perché se fosse cambiata, non saremmo neanche qua a parlarne”.

Qual è l’elisir di lunga vita dei Nomadi? Se possiamo chiamarlo così…

“Ripeto, la coerenza è un aspetto fondamentale che, io e gli altri componenti del gruppo, abbiamo sempre rispettato. Chi, nel corso degli anni, è entrato a far parte dei Nomadi, conosceva benissimo il comportamento che avrebbe dovuto adottare all’ interno della band, sapeva benissimo in quale famiglia sarebbe stato accolto e quali tipi di canzoni avrebbe cantato. Questa specie di passaggio di consegne non è stato sempre facile, anche a causa di alcuni amici e componenti della band che ora non ci sono più, ma alla fine siamo sempre riusciti a mantenere la bussola. Anche perché brani come Dio è Morto, Io Vagabondo, Noi non ci saremo, hanno un significato talmente grande che non si possono considerare solo delle, semplici, canzoni”.

Forse sono proprio queste canzoni il vostro elisir?

“Si, esattamente. Le nostre canzoni hanno sempre descritto tutto quello che ci circondava e questa caratteristica l’ abbiamo mantenuta anche nei nostri ultimi lavori. Chi ci viene ad ascoltare, sa benissimo cosa aspettarsi e noi, dal canto nostro, cerchiamo di non deludere i nostri fan, dandogli, sempre, quello che vogliono. Se questi brani resistono ancora oggi, vuol dire che qualcosa di buono abbiamo fatto, o no? Comunque, per i Nomadi, il contatto con il pubblico è sempre stato fondamentale, quasi vitale e per questo continueremo ad andare in tour, senza fermarci mai”.

A proposito di tour e concerti, sarete a Misano Adriatico per la Notte Rosa giusto? Qual è il rapporto dei Nomadi con la Romagna?

“L’ Emilia- Romagna è la nostra casa. E’ sempre un piacere venire qua, anche perché io ho mosso i primi passi con i Nomadi proprio a Riccione, quindi per me questi luoghi hanno un sapore del tutto speciale. Sembra passato un giorno, ma sono più di 50 e sono davvero tanti, ma non per questo gruppo che continuerà, sono convinto, a far sentire la propria voce, speriamo per altri 50”.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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