Disco

Chi di noi non ha frequentato, almeno una volta nella sua vita, una discoteca? Tutti naturalmente, o almeno quasi. Fin dagli anni della dolce vita (i mitici ’60), la discoteca è stato il luogo ideale per ballare e ascoltare buona musica, magari con una bella ragazza al fianco. Milioni di generazioni sono cresciute su una pista da ballo, dandosi il loro primo bacio sulle note di una canzone maledettamente romantica. Ma, purtroppo, anche il mondo dell’ entertainment nottambulo sta attraversando una profonda crisi. Le discoteche del bel Paese si trovano a fare i conti con un radicale mutamento culturale, accentuato, sempre più, anche dalla crisi economica che sembra non conoscere fine. Negli anni ’70 la musica disco prendeva il posto di quella denominata beat lanciata dai magnifici Beatles, mentre negli anni ’80 era il pop a dettare legge. Una volte entrati nei ’90, invece, la musica tecno e commerciale ha fatto girare la testa ai discotecari più accaniti. Queste epoche hanno creato una straordinaria sottocultura musicale e non che, purtroppo, oggi sta quasi completamente scomparendo. Una volta giunti agli anni 2000, gli stili musicali si sono fusi gli uni con gli altri, dando vita ad una commistione per nulla eterogenea e anche questi santuari musicali non ci hanno capito più tanto. Come tutte le cose di questo mondo, anche questi luoghi sono costretti a cucirsi addosso una nuova pelle, per non venire fagocitati dalla stessa società, sempre più cannibale di generi e stili. Ma quali sono le soluzioni per salvare questi luoghi? Bisogna correre ai ripari e salvare il salvabile, oppure non c’è più nulla da fare e l’ unica soluzione e chiudere baracca e burattini? Roberto Cominardi, Presidente Provinciale del SILB (Sindacato Italiano Locali da Ballo), nonché gestore dell’ Old Fashion, storico locale milanese (aperto nel 1933), punta forte sul contenimento dei costi. Secondo Cominardi la discoteca non riscuoterebbe più lo stesso successo di una volta, come luogo di aggregazione, perché ormai i giovani si relazionano tra di loro, solamente attraverso il web e i social network, lasciando perdere completamente le relazioni umane. Non ci si parla più di persona e nemmeno si balla abbracciati. Tutto questo è molto triste, ma è anche la pura verità, perchè il mondo digitale ha stravolto completamente la quotidianità di noi esseri umani, a danno delle discoteche stesse. Altri lavoratori del mondo della notte come la Presidente del locale Magazzini Generali sempre di Milano, Sonia Del Pero preferisce aprire la sua discoteca, solamente, per feste aziendali e concerti, concentrandosi così sulla voglia di stare insieme delle persone, con un occhio ai costi che dovranno essere, rigorosamente, più che mai contenuti. C’è chi, oltre alla musica e tutto quello che ne deriva di positivo e negativo, ha voluto allargare la propria clientela offrendo, agli avventori, anche la possibilità di sedersi ad un tavolo e consumare una gustosa cenetta. Si tratta di Matteo Pivotto, che insieme ad alcuni soci, ha deciso di aprire il Vanita Club di Cavernago in provincia di Bergamo. Una cena con prodotti a km zero e la musica rigorosamente dal vivo, potrebbero bastare per accalappiarsi un nuovo pubblico? Insomma, il fil rouge che tiene uniti tutti questi imprenditori dell’ intrattenimento notturno, sembrano essere i prezzi ribassati. Per sopravvivere e battere la crisi (o almeno provarci), bisogna reinventarsi, lanciando nuove mode e nuove gusti e se si riesce a farlo, investendo il meno possibile, ancora meglio. Ma se i giovani continueranno a rimanere incollati, come tanti zombie, allo schermo del computer, tutti questi sforzi non saranno serviti a nulla.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui