Potevo usare un altro aggettivo nel titolo dell’articolo sul Gran Premio di Formula 1 del Bahrain, che so, opaco, magari sconsolato, o “psicodramma rosso”, ma ho usato cupo perché quello ho letto sui volti di chi lavora a Maranello, dai piloti ai tecnici, ai meccanici, al di là di quelle che sono state le dichiarazioni rilasciate nel dopo gara, ovviamente tese a cercare di capire osa sia successo, quali siano stati i problemi, ma anche a sottolineare come ci sia una grossa differenza tra le sconfitte dell’Australia e del Bahrain appunto.
Bene ha fatto il Team Principal della rossa, Mattia Binotto, ad attendere riscontri certi prima di analizzare il problema di Leclerc e, l’eventuale colpa di Vettel nel testacoda seguito al sorpasso di Hamilton al tedesco; purtroppo non è la prima volta, anzi ci ha perso almeno un Mondiale, che Seb incorre in errori che un pilota della sua caratura ed esperienza non dovrebbe fare, ma è sempre meglio lasciar raffreddare animi e teste, specie dopo una gara in cui ci si attendeva ben altro.
Posso sbagliarmi, ma l’impressione è che la sconfitta di Sakhir sia ancora più indigesta da mandare giù di quella australiana; a Melbourne tutto il fine settimana aveva visto le Ferrari in difficoltà ed il quarto e quinto posto finali non avevano che confermato un gap sia nei confronti della Mercedes che della Red Bull, legato non solo a colpe ferrariste.
In Bahrain, viceversa, prove e qualifiche avevano detto cose ben diverse e pure la gara era avviata ad una vittoria Ferrari sino a dieci giri dal termine, un po’ come dire che gli uomini di Maranello hanno fatto trenta ma non sono arrivati al trentuno! Che poi a beneficiarne siano state le solite frecce d’argento, con lo scambio dei posti sul podio tra Hamilton e Bottas, ma pure Verstappen, non cambia le cose di una virgola, e fortuna che Leclerc, grazie alla safety car, abbia mantenuto almeno il terzo posto.
Una cosa è comunque certa, che in casa Ferrari non si lascerà nulla al caso (anche qualche tirata di orecchie) per riprendersi quanto lasciato per strada, magari ricordando quanto accaduto nelle ultime due stagioni e facendo tesoro degli errori (tanti) commessi dopo avvii che troppi entusiasmi avevano creato.
Oggi non è il momento dei processi e neppure quello degli psicodrammi (sportivi), perché siamo alla seconda di ventuno tappe e non manca certo il tempo per recuperare; è vero che bisognerà cercare di evitare gli errori sin qui commessi e lavorare con ancor maggiore attenzione e lena, ma non è certo nello spirito di Maranello quello di darsi per vinti prima di averle provate tutte, anche perché la ruota potrebbe mettersi a girare in modo diverso per chi in questi primi due appuntamenti del mondiale ha potuto sempre e solo sorridere, non necessariamente grazie ai propri esclusivi meriti.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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