Gennaro Gattuso sarà l'allenatore del Valencia

Rosso e nero sono i colori del Milan, già, ma anche i colori del viso del suo allenatore, Rino Gattuso, davanti alle telecamere, nelle ultime settimane; rosso più di delusione che di vergogna (anche perché lui di cosa deve vergognarsi?), nero, come la pece, l’umore per quello che la squadra sta recependo da lui nello spogliatoio e per le conseguenti prestazioni in campo.

Di sicuro se Gattuso è ancora sulla panca milanista, non è certo per la benevolenza della dirigenza rossonera, anzi, c’è chi lo avrebbe mandato via prima dell’inizio della stagione, ma perché chi mandare a fare certe figure barbine al comando di un gruppo che si lamenta in campo e fuori?

Personalmente avevo scritto che Rino al Milan era un po’precorrere i tempi e c’era la possibilità di bruciare l’ennesimo allenatore in pochi anni; a Gattuso non manca certo il carattere, anzi forse ne ha sin troppo per i tempi che corrono, era però l’esperienza il tallone d’achille dell’ex centrocampista rossonero, viste le panchine frequentate prima di quella rossonera.

I fatti della scorsa stagione hanno però dato ragione a Ringhio, e se dopo la faraonica (ma la qualità?) campagna acquisti l’UEFA era solo un ripiego, c’era da tenere conto che inizialmente c’era Montella sulla panca rossonera e quando Gattuso era subentrato l’Europa era un sogno lontano assai.

Con il cambio di gestione il Milan ha confermato Rino, ma tutt’altro che con convinzione, anche se gli attriti, o se vogliamo, le visioni diverse e la poca stima, sono emersi sin da subito e poco alla volta hanno portato alla situazione attuale, di un Milan sempre in balia dell’avversario, con calciatori, lo dice il campo, lontani dall’essere professionisti degni di vestire una maglia gloriosa come quella rossonera.

Ho visto il Milan in diverse occasioni, ultimamente, e lo specchio attuale sono le partite di coppa contro la Lazio e di Torino in campionato; ovvero due debacle indegne non solo della storia, ma anche di chi oggi la rappresenta in campo ma non solo, perché sul prato verde c’è gente che si trascina come se fosse reduce da una giornata di lavori forzati, senza idee e null’altro da metterci se non dispensare scarpate e protestare ad ogni fischio arbitrale contrario.

Contro la Lazio solo le grandi parate di Reina hanno salvato il Milan da una scoppola gigante, mentre a Torino, tolti Bakayoko ed in parte Cutrone (bravo a difendere la palla per far salire la squadra, ma zero tiri in posta in novanta e oltre minuti ….), gli altri sembravano le comparse dell’Armata Brancaleone, con tre ammoniti nei primi quindici minuti ed un andamento più da ottantenni tanchi che da giovani atleti nel pieno del vigore.

Gattuso si è sfogato dopo una delle tante riunioni tecniche e della sua “forzata” conferma, dicendo che nel suo Milan c’erano delle regole che oggi sono sparite dal vocabolario dei comportamenti come dei modi e la conferma è quello che si vede in campo, ma che evidentemente rispecchia anche visioni dirigenziali di cui prima o poi bisognerà rendere conto.

A cosa faccio riferimento? beh, prima della partita bastava vedere Leonardo e Maldini, impegnatissimi a farsi fotografare e sembrati più ad una sfilata di moda che negli istanti che precedevano un incontro delicatissimo e fondamentale per il futuro non solo immediato; qualcuno dirà sicuramente che loro sono dirigenti e non lo staff tecnico, ma proprio Leonardo è il responsabile dell’area tecnica e colui che dovrebbe maggiormente essere vicino a Gattuso ed al suo staff, invece di raccogliere le lamentele di tanti bambolotti viziati, tanto “tranquillo, ancora qualche settimana e poi …..”

Leggo e sento che il Milan, grazie ad un calendario favorevole, è ancora la principale candidata al quarto posto finale, ma visto in campo la sensazione è che ci vorrebbe un miracolo e magari qualche entità superiore a vestire le undici maglie mandate a giocarsela, perché oggi si va da un portinaio (cosa deve andare a fare il portiere contro l’arbitro tutte le volte che questo fischia contro? E pensare che si tiene Reina in panchina) ad un bomber che sembrava Mandrake del gol ed oggi non tocca palla manco se gliela passano sui piedi?


Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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