Una Roma bella ma sprecona saluta l’Europa, con qualche rimpianto, contro il Real Madrid.
La partita aveva assunto le sembianze di un’impresa, già dallo 0-2 dell’andata.
E la Roma l’ha interpretata nel migliore dei modi, attendendo con pazienza, quasi sorniona, per poi bucare in contropiede la lenta difesa delle Merenghes, con la perforante velocità di Salah.
Se poi la squadra riesce ad arrivare 5 volte davanti a Navas, divorandosi almeno tre nitide palle gol, non c’è da stupirsi se il Real esca dalla gabbia e ti punisce coi suoi fuoriclasse.
D’altronde Salah non è Rodriguez e Dzeko non è nemmeno paragonabile a Ronaldo. Loro le reti che condannano la Roma ad uscire a testa alta dalla Champions.
Il bosniaco è stato improponibile; ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare e si è divorato un gol che nemmeno i dilettanti di una squadra locale fallirebbero. Forse Totti inserito prima, avrebbe potuto fare la differenza.
Spalletti non vuol sentir parlare di “bella Roma”. Il tecnico giallorosso ha tuonato a fine partita, furiuoso con la sua squadra.
In soldoni il concetto del tecnico è che la squadra è debole psicologicamente e appena va in difficoltà si sfalda.
Un vecchio vizio della “Lupa” targata Garcià che sembrava superato.
Anche perchè il Real a detta di Spalletti, non è che stia attraversando un momento di forma egregia.
Anche se, e questo è da dire, i blancos restano l’unica squadra a non aver ancora incassato reti nel torneo.
Insomma il treno per entrare nella storia è passato ma la Roma non ha obliterato il biglietto.
Certo la prestazione resta ottima e i giallorossi, dopo una partita del genere possono guardare con più fiducia e consapevolezza il domani.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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