Preparando gli articoli per l’ultimo numero di CesenAlè, mi è venuta la curiosità di tentare un paragone tra l’allenatore odierno dei bianconeri, Francesco Modesto, ed il personaggio scelto per la rubrica “Sento la nostalgia d’un passato”, ovvero Alberto Bigon.

Premetto di conoscere entrambi in veste di calciatore, laterale di spinta Modesto, portato più ad offendere che occuparsi della fase difensiva, attaccante/centrocampista Bigon, bravo tecnicamente, magari un po’ lento per essere una punta vera, ma capace di andare a rete così come di essere l’uomo assist per il compagno meglio piazzato; buoni per entrambi i numeri di carriera, con oltre 500 presenze per Bigon e quasi 400 per Modesto, tutte tra Serie A e B per ciascuno d loro.

Non troppo diverso neppure il percorso degli inizi della carriera da allenatore, perché Bigon ha iniziato a Conegliano, con due stagioni in Interregionale, finite al settimo e tredicesimo posto, sedendosi quindi sulla panchina della Reggina, condotta al sesto posto finale nell’allora Serie C1; mentre per Modesto la prima panchina è stata quella della formazione Berretti del Rende, di cui poi è diventato allenatore della prima squadra con il decimo posto in Serie C, eliminato al primo turno dei Play Off, così come in Coppa Italia.
Quindi arriva il Cesena, con una grande, sostanziale differenza, perché per Bigon è Serie A, mentre per Modesto c’è un’altra stagione in C; qui bisognerebbe forse fermarsi, perché fare paragoni è impossibile e non solo perché quella di Alberto era Serie A di trenta e più anni or sono, e perché per Modesto non sappiamo quali saranno gli scenari futuri di una storia che gli auguriamo ricchissima, pari a quella di colui con cui oggi lo mettiamo a confronto, capace di vincere uno Scudetto a Napoli, e se qualcuno obietterà che con Maradona era facile, la risposta è che non sempre e non tutti, anche con Maradona a disposizione, sono riusciti a vincere il campionato!

Ora, è sicuramente troppo presto per dare giudizi ed esprimere opinioni, specie perché siamo solo ad inizio stagione, la squadra è nuova, giovane ed anche al mister concediamo il beneficio dell’inesperienza, però …. però, mi sia concesso, e non e ne voglia Modesto, mi pare che Bigon fosse un’altra cosa, probabilmente partendo dall’aspetto caratteriale, ovvero quello di una persona calma e riflessiva, capace, già da calciatore, di essere tutt’altro che una figura di secondo piano, ricordando che quello dove ha giocato per dieci stagioni, era il Milan di Rivera, non una quadra qualsiasi, e dove Bigon è sempre stato un protagonista e non uno dei tanti.

Ripeto, non voglio essere frainteso e neppure gettare la croce addosso ad un allenatore che, purtroppo, oggi mi sembra in difficoltà e che, certamente, sta cercando di dare il meglio di se stesso, con impegno e grinta, persino troppa, che però non riesce a trasferire ai propri ragazzi; anche se, lo scrivo da anni, la grinta non si compera in farmacia e chi non ce l’ha non può inventarsela.

Per il bene del Cesena, ma anche del mister, mi auguro vivamente che questo momento passi velocemente, anche se lo invito caldamente a “dimenticare” Rende e quanto di buono lì ha fatto, perché il passato non conta e bisogna vivere il presente dove si è, senza preclusioni e, qualche volta, andando contro le proprie idee, buone sin che si vuole, ma non sempre applicabili, non sempre vincenti, non sempre supportate da coloro che si manda no in campo, perché anche per loro, o per alcuni di loro, rende è il passato.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Luigi Renga

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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